«Sembra l’assalto alla diligenza, il ristorante è pieno e abbiamo i tavoli tutti prenotati». Il Lazio l’ha scampata per settimane, ma con l’indice Rt sopra l’1 da oggi è arrivata inevitabilmente la zona arancione, che significa bar e ristoranti chiusi al pubblico. E così molti romani hanno deciso, complice anche il sole e la bella giornata, di approfittarne per un pranzo o un aperitivo: «Quando si sono accorti che sarebbe stato l’ultimo giorno di zona gialla, hanno iniziato a chiamare», racconta Alessandro Cialfi, proprietario di Settimio all’Arancio, storico ristorante in Centro a due passi da via Tomacelli.
Stesse scene a Ponte Milvio dove all’aperto non c’è un posto a sedere. «Capisco le preoccupazioni e le esigenze sanitarie, ma arrivare a chiudere mi sembra eccessivo. Dobbiamo imparare a convivere col virus anche perché altrimenti molti locali presto scompariranno, come sta già accadendo in questa zona», sostiene Valeria, una ragazza di 27 anni che beve un bicchiere di vino bianco con un’amica. «Chissà quando potremo rifarlo». E questa è la preoccupazione di Emanuele, proprietario di Beer Company proprio in piazza di Ponte Milvio. «Ho paura che si arrivi con le restrizioni fino a marzo e sarà dura soprattutto per i miei dipendenti. Pensi che a Natale abbiamo persino comprato i regali ai figli di chi non poteva permetterselo. La situazione è davvero seria».
Cinque amici sulla quarantina pranzano tutti distanziati: «Non fanno attenzione al trasporto pubblico, ma continuano ad accanirsi contro bar e ristoranti. Girano delle foto assurde della metropolitana, piena di assembramenti. Perché non iniziano da lì?», si chiede uno di loro. «Giallo, arancione, rosso, ormai non si capisce più nulla», rincara la dose un’altra donna al tavolo. E l’incertezza per non sapere cosa fare è quello che provano anche tanti cittadini e gestori in via Cola di Rienzo. «Alcuni clienti credevano che oggi (ieri per chi legge, ndr) non saremmo stati aperti. Quando ci hanno visto, si sono sorpresi. Orientarsi tra ordinanze e Dpcm è diventato veramente difficile», è il commento di un cameriere di Vino e Focaccia. «Speriamo che le chiusure durino al massimo 15 giorni», è l’auspicio di Patrizia, a pranzo con suo cugino.
Giorgio Catalano, proprietario del Piccolo Diavolo in piazza di Cola di Rienzo chiude, non farà asporto e servizio a domicilio: «Mi conviene perché restare aperto per dieci cappuccini non ha alcun senso. Il nostro è un locale notturno. Siamo famosi per i cocktail, ma come fai a portare uno Spritz a domicilio?». Intanto Giuseppe e Francesca, due fidanzati trentenni, il cocktail se lo stanno bevendo al tavolo: «Ce lo godiamo fino all’ultima goccia». Alle 18 però è arrivato il momento di chiudere per «riaprire - conclude Catalano - il prima possibile».Si spera.