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Solidarietà e impresa, l’esempio di Deles con e per gli ucraini

Ci sono due modi per essere imprenditore. Avvalersi di personale che lavora per te o scegliere personale che lavoro con te. Solo nel secondo caso, però, si avrà la consapevolezza di costruire un’azienda che cresce grazie a persone che mettono talento, impegno, entusiasmo e risorse a servizio di un progetto. La pensa così Stefano Scaroni, CEO di Deles, multinazionale italiana con esperienza internazionale leader nel settore dell’imballaggio e della supply chain che ha appena aperto a Gorzów Wielkopolski, in Polonia, un nuovo stabilimento produttivo che impiega oltre 100 persone. Si tratta, nella maggior parte dei casi di profughi di guerra, uomini e donne scappati dall’Ucraina che hanno trovato le porte aperte in questa azienda italiana che è arrivata alla sua terza sede in Polonia.

Stefano Scaroni - Ceo DELES Group

“Noi – spiega a Panorama.it Scaroni - non andiamo là a produrre prodotti che poi portiamo in Italia. Il nostro modello è quello della prossimità e il grande vantaggio nostro è che dobbiamo produrre e consegnare la merce a ridosso delle unità produttive dei nostri clienti. Se io non avessi un’unità produttiva in Polonia non potrei fare quello che sto facendo. Devo essere presente sul territorio e per questo, vista la mole di richieste che abbiamo in Polonia siamo arrivati ad aprire questo terzo stabilimento”.

A raccontare come è arrivato ad avere così tanti ucraini tra la sua forza lavoro ci pensa sempre Stefano Scaroni che ricorda: “Noi abbiamo iniziato a sviluppare il sistema di confezionamento per i nuovi televisori “Sky Glass” - prodotti da Sky - proprio in prossimità dell’impianto. È dislocato su una superficie complessiva di oltre 7 mila metri quadrati e potrà impiegare a regime fino a 250 persone. Questa cosa è nata nel periodo dell’inizio guerra e proprio a pochi giorni dall’avvio del progetto uno dei nostri ragazzi - responsabile delle linee produttive - era dovuto andare il guerra. Noi lo abbiamo richiamato e lui è tornato da noi e ha preso in mano questo stabilimento e la maggior parte delle persone che abbiamo portato dentro sono ucraine”.

Un periodo difficile per un popolo forte e coraggioso che sta affrontando con dignità una delle pagine più difficili della sua storia “Loro stanno soffrendo tantissimo – spiega ancora Scaroni - immaginate questo ragazzo che è tornato indietro da noi riuscendo a portare in salvo sua moglie e sua madre oltre alle due figlie, ma suo padre è voluto rimanere lì pur avendo perso le gambe a causa di una mina. Loro comunque vanno avanti, sono persone fantastiche”.

Grande preparazione e cultura del lavoro rendono questi ragazzi fondamentali per lo sviluppo del progetto Deles e a queste si aggiungono l’incredibile senso di devozione e affezione nei confronti dell’azienda. Ricorda ancora Scaroni: “A Natale sono andato in Polonia a festeggiare con loro e questo ragazzo ucraino si è fatto 300 chilometri di macchina con -10 gradi per venirmi a salutare. Questa cosa qua noi l’abbiamo del tutto persa. Se solo io faccio una cena in centro a Milano quelli di Saronno mi dicono ‘ma c’è l’area C, come faccio? Non vengo, piove e così via”. Il mio eroe è lui, il mio riferimento in azienda e quando parliamo di challenge che vuol dire fare crescere del 20% per l’anno prossimo gliela faccio raccontare a lui la storia”.

Esportare il modello one source di Deles in Polonia è stata la grande sfida di Scaroni che ha trovato molti talenti locali in grado di supportare, sviluppare e sostenere il progetto dopo pochi mesi di preparazione.

A differenza di quello che si pensa troppo spesso, infatti, parlare di delocalizzazione non è corretto. Il più delle volte imprenditori lungimiranti, lontani dall’idea di sottrarre talenti all’Italia o di andare all’estero a cercare manodopera a basso costo diventano testimoni di scelte coraggiose in termini imprenditoriali che dimostrano la capacità tutta italiana di anticipare i tempi e battere la concorrenza come conferma ancora il Ceo di Deles: “I polacchi ci stimano tantissimo per la nostra capacità di vedere le cose e anticipare i trend – dichiara e poi aggiunge - I nostri modelli imprenditoriali a loro piacciono perché nelle grandi sfide riusciamo a tirare fuori delle risorse che loro fanno fatica a costruire. Va però sottolineata una novità relativa ai giovani under 30. Vedo che i giovani polacchi sono velocissimi, hanno una profondità di pensiero interessantissima e hanno iniziato a girare il mondo assorbendo cultura e competenze. Noi dalla nostra abbiamo una cultura profonda e radicata già messa in campo, però la passione e il cuore che hanno questi giovani sono determinanti per il successo. Fare le cose belle e farle con persone con cui si sta bene è al centro della mia idea di impresa”.