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Stop al processo per il crollo del ponte Morandi, perché c'è un nuovo rinvio

Rischio prescrizione / Genova

Il collasso della struttura, il 14 agosto 2018, ha causato la morte di 43 persone. I legali della difesa hanno chiesto di annullare i due incidenti probatori e gli atti fatti dopo la conclusione delle indagini oltre che alcune intercettazioni. Cosa succede adesso

Nuovo stop per il processo relativo al crollo del ponte Morandi di Genova, collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. Alcuni legali della difesa (sono 59 gli imputati) hanno chiesto di annullare i due incidenti probatori, ma anche tutti gli atti dopo la conclusione delle indagini oltre che alcune intercettazioni. Gli avvocati sottolineano le difficoltà avute per la consultazione degli atti dopo la chiusura delle indagini e sollevano dubbi sulle modalità di svolgimento dei due incidenti probatori.

Alla sbarra per il crollo del ponte Morandi ci sono 59 persone tra ex dirigenti di Autostrade e Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni) e tecnici, ex e attuali dirigenti del Mit e del provveditorato delle opere pubbliche. Le due società sono uscite dal processo patteggiando 30 milioni. Per l'accusa tutti sapevano delle condizioni del Morandi, ma nessuno  è intervenuto. La manutenzione avrebbe potuto scongiurare la tragedia. Le accuse, a vario titolo, vanno dal disastro colposo all'omicidio colposo plurimo, dall'attentato alla sicurezza dei trasporti al crollo doloso, fino all'omicidio stradale, alla rimozione dolosa di dispositivi di sicurezza e al falso.

I pm Walter Cotugno e Massimo Terrile hanno chiesto e ottenuto di poter avere il tempo necessario per esaminare e rispondere alle eccezioni sollevate dalle difese. Risultato: saltano dunque cinque udienze già programmate e si ritorna in aula lunedì 17 ottobre.  La richiesta ha immediatamente sollevato la replica dei legali degli imputati che chiedono "analoga disponibilità da parte dei giudici quando avremo le nostre esigenze".

Il rischio futuro è quindi quello di una dilatazione dei tempi. Se venisse disposta una nuova perizia i tempi si allungherebbero, e non di poco. Sulla vicenda del Morandi aleggia dunque già lo spettro della prescrizione. I reati di omissione di atti d'ufficio o falso ad esempio vengono prescritti già dopo 6 anni dai fatti nella maggior parte dei casi. 

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