in foto Giorgio Pietrostefani

C’è attesa per la decisione della Corte di Cassazione francese che martedì si pronuncerà sull’estradizione dei 10 ex terroristi rossi italiani da anni rifugiati a Parigi. Nell’ultima udienza l’avvocato generale della Cassazione aveva concluso per il rigetto del ricorso della Procura generale contro la decisione della Corte d’appello che aveva negato l’estradizione per i dieci ex esponenti della lotta armata. E ora, il 28 marzo prossimo, la Suprema Corte potrebbe chiudere definitivamente questo capitolo degli anni di piombo. Sempre che, ovviamente, non decida di rinviare nuovamente il dossier a una Corte d’Appello, ipotesi tecnicamente comunque possibile. Le difese si dicono certe dell’infondatezza dei motivi del ricorso. “I motivi di impugnazione sollevati dalla Procura generale non hanno alcun fondamento”, ha sottolineato in merito Irène Terrel, l’avvocata francese di sette dei dieci ex terroristi italiani, secondo cui “il ricorso deve essere respinto da un lato perché il procedimento in contumacia come previsto in Italia viola l’articolo 6 e dall’altro perché viene violato l’articolo 8 sul diritto alla vita privata e famigliare, i principi fondamentali previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo come aveva affermato la Corte di Appello di Parigi”. Le domande di estradizione riguardano l’ex di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori dell’organizzazione, ottantenne e da tempo malato, condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi; sei ex militanti delle Brigate rosse: Giovanni Alimonti (classe ’55) che deve ancora scontare 11 anni per banda armata e associazione terroristica, Roberta Cappelli (classe ’55) che ha una condanna all’ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all’incolumità, Marina Petrella (classe ’54), che deve scontare l’ergastolo per omicidio, Sergio Tornaghi (classe ’58), condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della Ercole Marelli, Maurizio Di Marzio (classe ’61), che deve scontare 5 anni per tentato sequestro dell’ex dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone, Enzo Calvitti (classe ’55), che deve scontare 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi; l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura (classe ’52), condannato a 20 anni per concorso morale nell’omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra; l’ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac) Luigi Bergamin (classe ’48), che deve scontare una condanna a 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio; l’ex membro dei ‘Nuclei armati contropotere territoriale’ Narciso Manenti (classe ’57), che ha una condanna all’ergastolo per l’omicidio aggravato dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato a Bergamo il 13 marzo 1979.