Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

Tragedia Ischia, Legnini sul condono: "Ora necessaria valutazione rischio idrogeologico e addio alla regola del silenzio-assenso"

ISCHIA - “Guardate in alto, si vede: quella è la montagna che si è staccata”. A Ischia si è affacciato un pallido sole ma, ovunque, attorno si vede soltanto fango. Nel centro operativo che funge da Comune è in corso un vertice per capire cosa fare subito per aiutare i cittadini. Ma Giovanni Legnini, il Commissario che dall’inizio dell’anno sta lavorando alla ricostruzione post terremoto, pensa anche a ciò che bisogna fare dopo la tragedia. “Questo è il momento del dolore per le vittime, per il sostegno ai cittadini colpiti e ai sindaci. Ma subito dopo occorrerà agire con decisione per dare ai cittadini di Ischia il diritto a non avere paura. Paura a ogni alluvione, paura che una scossa di terremoto possa far crollare tutto. Ischia, e in particolare Casamicciola, si trovano su un territorio ad elevato rischio idrogeologico e sismico. Con questi dobbiamo fare i conti e io penso che servano scelte nette e chiare”.

Che significa, commissario Legnini?
“Premetto che io posso parlare per la ricotruzione post-sisma, perché di quello mi occupo da qualche mese anche qui a Ischia. Certo, i due eventi sono intervenuti sulle stesse aree e, quindi, il tema della ricostruzione dovrà affrontare gli effetti di entrambe le catastrofi. Il piano in corso di definizione, non dovrà essere solo di ricostruzione post-sisma ma anche di messa in sicurezza idro-geologica del territorio. Con la Regione e il presidente Vincenzo de Luca era stata scelta in questi mesi una strada chiara: se in alcune zone  è pericoloso abitare, non dobbiamo avere paura di dire ai cittadini che la casa la possono e la devono acquistare o ricostruire altrove, in zone sicure dell’isola”.

Significa abbattere a Casamicciola e costruire altrove?
“Sì. E lo si fa assicurando ai cittadini i loro diritti e rispettando quelle che sono le cubature legittime”.

Non c’è un rischio di una nuova edificazione selvaggia?
“Niente affatto. L’esatto contrario, perchè al primo punto della mia ordinanza del maggio 2022 ho disposto in  modo chiaro che la ricostruzione deve rispettare i principi di messa in sicurezza degli edifici e del territorio e deve realizzarsi a incremento zero del consumo di suolo. Una scelta molto netta, intervenuta sei mesi prima dell’evento catastrofico di questi giorni. Ciò significa che non si costruirà un metro cubo di cemento in più. Ci sono zone, in altre parti sicure dell’isola, dove sicuramente si potrà intervenire su edifici abbandonati che possono essere abbattuti e ricostruiti”.

Le zone sono state già individuate?
“Con la Regione c’è un’interlocuzione in corso anche su questa scelta. Esisteva già un’ipotesi di delocalizzazione e proprio oggi era stata convocata una riunione per confrontarci con i sindaci sulle scelte da fare per le aree e gli edifici a rischio. E’ chiaro che l’alluvione ha cambiato l’agenda ma, per quanto mi riguarda, la strada è questa. Quella che si muove lungo due direttrici: la sicurezza sismica e idrogeologica. E i diritti dei cittadini. Ma, ripeto, se non si può ricostrurie nei luoghi non sicuri”.

Ci sono i fondi per farlo?
“A ottobre la stima del danno da terremoto che ho rimesso al Governo era di un miliardo. E’ chiaro che dopo questa tragedia i numeri cambiano. E sono sicuro che già in questa Finanziaria ci sarà ua prima risposta”.

Lei, da alcuni mesi, è commissario alla ricostruzione post-terremoto dell’agosto del 2017. In cinque anni, con i fondi pubblici, sono state ricostruite appena una ventina di case su più di mille e cinquecento. Com’è stato possibile?
“Le cause sono chiarissime: il blocco determinato dalle procedure di sanatoria edilizia, troppi dubbi interpretativi sulle norme e strutture tecnico-amministrative esili, non in grado di affrontare una situazione delicata e complessa come questa. Noi siamo intervenuti subito con un’ordinanza di semplificazione che ha cercato di mettere ordine e dare certezze dei tempi, sfruttando anche le norme innovative della grande ricostruzione post-sisma del centro Italia”.

Fino a qualche mese fa, per esempio, per ottenere il via libera della Soprintendenza bastava un silenzio-assenso. Non le sembra pericoloso procedere in fretta su un tema delicato come le sanatorie per l’abusivismo edilizio?
“Il silenzio-assenso è stato superato con la mia ordinanza, che prevede tempi di definizione delle procedure di 60-90 giorni convidisi da tutte le istituzioni, compresa la Soprintendenza statale. Con le nuove procedure si esprime, entro tempi prefissati, una conferenza  speciale di servizi che valuta titolo edilizio, contributo ed eventuale condono. E vengono valutati anche  gli elementi geologici del sito già nella fase di esame del condono, prima della nuova ordinanza non era così”.

Prima di maggio, quindi, si poteva ottenere il condono anche se si era in zona idrogeologica a rischio?
“Non era richiesta una relazione geologica già nella fase del condono. Che ora, invece, è obbligatoria. Abbiamo cominciato a esaminare le prime pratiche, in questi giorni ci sarebbe stata un’altra seduta della conferenza speciale. Dei pochi progetti presentati, due su tre sono stati approvati. Un terzo, invece, è stato sospeso proprio perché aveva problemi di natura geologica. Dunque coniugare ricostruzione e messa in sicurezza del territorio è assolutamente possibile, ma occorreranno molte risorse aggiuntive per finanziare un grande piano di contrasto al dissesto idrogeologico sulla base delle scelte del piano di ricostruzione che dovrà essere completato”.