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Ue, terremoto all’Europarlamento: arrestato per corruzione Antonio Panzeri

Quattro gli italiani fermati a Bruxelles, indagata la vicepresidente Kaili. L'inchiesta vede coinvolte anche le autorità del Qatar

Un’inchiesta di corruzione irrompe al Parlamento europeo. Quattro italiani sono state fermati a Bruxelles nell’ambito di un’indagine della giustizia belga su una presunta organizzazione criminale che si sarebbe infiltrata nel cuore delle istituzioni europee in cambio di grossi quantitativi di denaro ricevuti dal Qatar. Tra gli indagati, come hanno riportato il quotidiano belga francofono Le Soir e la rivista belga in lingua olandese Knack, l’ex eurodeputato italiano del gruppo Socialisti e Democratici Pier Antonio Panzeri, il neoeletto segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc) Luca Visentini, l’europarlamentare socialista greca Eva Kaili, vicepresidente del Parlamento europeo, un collaboratore parlamentare, ex assistente di Panzeri nonché compagno della stessa Kaili.

L’indagine partita a metà luglio

L’indagine – stando ai media belgi – è stata aperta a metà luglio e ha portato a 14 perquisizioni in diverse abitazioni in vari quartieri di Bruxelles e al sequestro di oltre 500mila euro in contanti nella residenza di Panzeri.

Eva Kaili

I ruoli degli indagati

L’operazione ha creato una vasta eco nella comunità politica europea e nella delegazione socialista all’Eurocamera, amplificata dal fatto che i fermati sono molto attivi in associazioni e ong a sostegno dei diritti umani: nei suoi tre mandati all’Eurocamera, Panzeri aveva ricoperto diversi incarichi ed è stato, tra l’altro, presidente della sottocommissione dei diritti umani. Dopo il suo ultimo mandato, in cui era stato eletto nelle liste del Pd per poi aderire ad Articolo I, Panzeri aveva fondato Fight Impunity, un’organizzazione no-profit che promuove “la lotta contro l’impunità per gravi violazioni dei diritti umani’ e la giustizia internazionale”.

La vicepresidente Kaili si era invece spesa a più riprese per difendere i progressi compiuti dal Qatar. Nel suo intervento alla plenaria del 21 novembre scorso lo aveva definito un paese “all’avanguardia nei diritti dei lavoratori, che ha abolito la kafala” (il sistema che richiede che i lavoratori stranieri abbiano uno sponsor nel paese che ne diviene il tutore legale) e che “si è aperto al mondo”, “buoni vicini e negoziatori di pace”.

Quanto a Luca Visentini, proveniente dalle fila della Uil – che si è detta fiduciosa che possa dimostrare l’estraneità ai fatti che gli vengono contestati -, ha scalato la carriera sindacale ricoprendo per anni il ruolo di segretario confederale della Etuc, la confederazione dei sindacati europei, per poi essere eletto a fine novembre segretario generale della Ituc, la più grande confederazione sindacale del mondo.

I tentativi del governo del Qatar di ripulire la propria immagine

La vicenda getta ombre sulle attività che il governo del Qatar avrebbe tentato di svolgere nel Parlamento europeo per ripulire la sua immagine nell’organizzazione dei Mondiali di calcio. Cercando magari di influenzare i vari dibattiti sul tema dei diritti umani promossi dall’Eurocamera, che, oltre alla discussione in plenaria, ha tenuto anche un’audizione in sottocommissione diritti umani del ministro del Lavoro del Qatar, Ali Bin Samikh Al Marri. La vicenda, che si è arricchita di dettagli con il passare delle ore, potrebbe essere destinata ad allargarsi, mentre si è già aperto il dibattito politico nell’Emiciclo di Bruxelles. Il gruppo S&D si dice “sconvolto” e pronto a collaborare, chiede un’indagine approfondite e “tolleranza zero nei confronti della corruzione”. La vicenda potrebbe approdare alla plenaria della prossima settimana a Strasburgo, come richiesto dalle delegazioni della Lega e del Movimento Cinque Stelle. Quest’ultimo chiede anche le dimissioni di Kaili da vicepresidente.

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