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Una donna su cinque ha subito violenze durante il parto

La crisi della sanità, la mancanza di personale, il crollo verticale delle nascite in Italia nasconde un dramma troppo spesso ignorato: il parto con violenze e maltrattamenti da parte di alcuni medici, infermieri, levatrici, ginecologi, anestesisti. Dagli psicoterapeuti viene chiamata violenza ostetrica: una serie di pratiche ospedaliere dannose e dolorose sia per le donne, sia per i bambini. Manovre pericolose, insulti, offese alla dignità che sopravvivono, a quasi cinquant'anni dall'uscita di un famoso libro che aveva rivoluzionato i reparti di ostetricia in tutta Europa.

L'aveva pubblicato il medico ginecologo francese Frédérick Leboyer nel 1974 e si intitolava “Per una nascita senza violenza” (Bompiani). Due inchieste per Dossier di Gabriele D'Angelo, Irene Fassini e Marialaura Iazzetti, che hanno indagato a Milano e a Roma, rivelano che oggi in tutta Italia il 21 per cento delle donne dichiara di aver subito violenza ostetrica durante il parto. Una su cinque, per un totale di un milione di mamme negli ultimi quattordici anni. E il 41 per cento afferma di aver subito “pratiche lesive della propria dignità o integrità psicofisica”. Sono quattro su dieci, secondo i dati raccolti in una ricerca da Doxa con l'associazione OvoItalia, su un campione di cinque milioni di donne.

Le conseguenze sulla salute e la psiche vanno ben oltre il parto. Tanto che il sei per cento delle mamme italiane interpellate racconta che, dopo l'esperienza della prima nascita, non ha voluto avere altri figli. Una scelta che si traduce in ventimila bambini non nati ogni anno.

Il medico francese Frédérick Leboyer (foto A. Bohnenstengel)

Non si tratta di parti in condizioni di emergenza, secondo le mamme che si sono sentite aggredite, ma di abusi fisici e psicologici quotidiani, radicati nella prassi anche quando il parto è fisiologico e non ci sono patologie in corso. Tra i comportamenti rilevati dalle inchieste di Dossier, rientrano procedure mediche invasive, abuso fisico e verbale, mancanza di riservatezza, carenza di un consenso realmente informato e la negazione di adeguate terapie per il dolore.

Le forbici in tasca

Una delle prassi, che stando alle denunce vengono eseguite senza consenso, è l'episiotomia: un'operazione chirurgica che consiste nell'incisione del perineo e della parete posteriore della vagina. Secondo le testimonianze, nel 61 per cento dei casi è stata praticata a tradimento, cioè senza il consenso informato della partoriente. “Non si tratta di contrapporre il parto medicalizzato al parto naturale – spiega l'avvocata Francesca Salviato -. È violenza ostetrica tutto quello che viene imposto alla donna contro la sua volontà e senza una ragione di tipo medico”.

Gabriella Pacini, ostetrica e presidente dell'associazione Freedom of Birth, ha lavorato per anni al Fatebenefratelli, al Policlinico Umberto I e al Policlinico Casilino a Roma. “Manovre di Kristeller, episiotomie, farmaci endovena somministrati senza permesso: tante di queste pratiche – racconta - venivano fatte di routine a tutte le donne, anche quando non ce n’era bisogno. A noi ostetriche durante il tirocinio insegnavano perfino a nascondere le forbici prima di fare l'episiotomia, perché la donna non doveva saperlo”. 

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