Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

Vanity Fair Stories 2022, Alessandro Borghi e Luca Marinelli «Ci siamo innamorati della montagna»

Dopo il successo delle quattro precedenti edizioni, torna il Vanity Fair Stories, il più grande evento completamente dal vivo di Vanity Fair che per la prima volta va in scena al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano (via Larga 14).

Tema di quest'anno The change is you, storie che cambiano il mondo. Sul palcoscenico si alternano tanti personaggi che del cambiamento sono parte attiva: attori e registi, comici e cantanti, scrittori, ballerini, figure chiave della cultura.

Tra questi anche Alessandro Borghi, uno degli attori italiani più amati che abbiamo visto in Suburra, e Luca Marinelli, vincitore di un David di Donatello, come miglior attore non protagonista in Lo chiamavano Jeeg robot, insieme nel film Le otto montagne (nei cinema il 22 dicembre) dal romanzo Premio Strega di Paolo Cognetti, per la regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, che erano sul palco del Teatro Lirico con Simone Marchetti che chiedeva al pubblico di fare loro delle domande.

Alla prima che è stata come fanno a entrare nel personaggio Alessandro Borghi ha detto: «Voglio sfatare un mito, c'è un modello americano dell'attore che vive per otto mesi nelle casa del personaggio, per capirlo. Questa cosa non esiste in Italia, non ci sono i soldi per prepararsi per otto mesi, poi giri tante scene in un giorno senza un ordine preciso. Da noi non puoi dire “ho mangiato per otto mesi nel piatto di Churchill”. Noi abbiamo l'immediatezza nel trovare il personaggio che devi interpretare, e queso è possibile solo preparando il film, bene, prima, facendosi le giuste domande in modo da arrivare sul set e smettere di farsele, perché si arriva al punto che si è talmente tanto sicuri di come si sarebbe comportato il personaggio in quella situazione. Il segreto per fare bene questo lavoro è non prendersi troppo sul serio, altrimenti diventa faticoso e controproducente».

Per Luca Marinelli «affrontare un ruolo che sia esistito o no fa sempre fare un viaggio che passa attraverso di te. Abbiamo osservato il mondo attorno a noi e lo abbiamo filtrato attraverso le nostre sensibilità. Per questo film partivamo dalla nostra amicizia, per noi non era difficile interpretarla. Poi ci siamo affidati a Paolo Cognetti e ci siamo immersi in un pianeta che era una finzione e anche un pianeta reale, di questo abbiamo fatto un bagaglio che abbiamo filtrato attraverso di noi».

Tra le domande arrivate dal pubblico c'era anche quella di Daniela Hamaui, ex direttore di Vanity Fair, che ha chiesto ai due attori cosa vorrebbero per il cinema italiano in questo momento.

«È una domanda che faccio sempre a me stesso ma non ho mai la risposta», ha detto Alessandro Borghi. Il periodo è complicato in fatto di numeri. Si stanno facendo grandi sforzi per portare alle persone delle cose interessanti. Tutti ci chiediamo cosa dobbiamo fare per riportare le persone al cinema. Anche noi ci chiediamo se quando uscirà il nostro film la gente andrà al cinema a vederlo? Credo che le storie oggi siano di qualità alta, c'è molto professionismo, c'è cura e coraggio produttivo. C'è bisogno però di scintille che portino le persone al cinema per non far loro dire “al cinema ho visto tutto”, perché i numeri non sono quelli che dovrebbero essere. L'unica cosa per noi attori è dedicarci con amore e passione a quello che facciamo, sperando che il cinema abbia davvero la funzione di strumento di comunicazione e di empatia. Nessuno assicura più nulla, l'unica cosa che possiamo fare è caricarci della voglia di raccontare belle storie in maniera sincera. Cito il regista Claudio Caligari che ha detto “l'unico motivo per fare un film è quello di raccontare una storia se non la avete state a casa”».