“Quest’anno è la prima volta che abbiamo difficoltà a trovare lavoratori per la raccolta dell’uva in piena vendemmia. Una vera piaga”. E’ la drammatica testimonianza all’Adnkronos di Antonio Rallo, presidente del Consorzio Doc Sicilia e amministratore delegato dell’azienda di famiglia Donnafugata, un marchio ben connotato anche all’estero come espressione dei vini di qualità siciliani. “Noi siamo sempre riusciti a trovare braccianti con il passaparola e invece questa estate – rivela l’imprenditore – abbiamo avuto seri problemi. Siamo molto più che preoccupati. E’ un campanello d’allarme per i prossimi anni perché la questione riguarda anche altri settori come le coltivazioni di ortaggi e frutta che si vive sempre di più da quando esiste il reddito di cittadinanza”. Numerosi sono gli esempi illustrati da Rallo di persone contattate dalla sua azienda e anche da altre in Sicilia, che hanno rifiutato le offerte di lavoro, e che si sentono rispondere: “no grazie, sono percettore di reddito e non posso lavorare, eventualmente potrei senza comparire”. Ma chi ha la responsabilità di un’attività avviata e seria come Donnafugata agisce con correttezza e non cede a tali compromessi. L’imprenditore non stenta a riconoscere l’utilità di questa misura durante la pandemia in quanto ha aiutato persone in difficoltà ma “ora deve essere rivista in quanto è un peso notevole per la società italiana ed è un paradosso non riuscire a raccogliere le nostre produzioni agricole quando ci sono persone che potrebbero lavorare. Ci sembra una cosa che stride e bisogna trovare la formula giusta per rivedere la misura: sicuramente bisogna dare certezze a chi è meno fortunato ma non è possibile avere tanti giovani che usufruiscono del reddito”, commenta anche in veste di presidente Coldiretti della provincia di Trapani. “E se per noi inizia a essere un problema per altri si verifica l’impossibilità di portare avanti i piani colturali. – precisa Rallo – Per fortuna la stagione della vendemmia volge al termine e non si sovrappone mai alla raccolta delle olive, altrimenti sarebbe un grande problema per le esigenze di manodopera”.