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Via libera allo sci estivo sullo Stelvio: ''Non è anacronistico e l'attenzione preserva la neve: il ghiacciaio più in salute rispetto a tanti altri''

TRENTO. "Questo inverno non è stato molto nevoso e speriamo in un colpo di coda stagionale con un abbassamento delle temperature e qualche precipitazione". A dirlo Umberto Capitani, direttore di Sifas, società che gestisce gli impianti di risalita sullo Stelvio. "Ma siamo fiduciosi, l'ambizione e l'ottimismo sono fondamentali in qualunque lavoro e non crediamo di poter fare bene". 

La società impianti dello Stelvio non alza bandiera bianca e, anzi, ha già la data ufficiale: si parte regolarmente il 1 giugno. Ormai da decenni è l'unica montagna a proporre la pratica dello sci estivo sul ghiacciaio. Un'attività resa sempre più complicata dalla crisi climatica, tanto che durante le ultime stagioni calde c'è stata qualche chiusura temporanea. 

"Siamo come i contadini, solo che invece di coltivare la terra, aiutiamo la neve", prosegue Capitani. "Certo, non ci sono più le grosse precipitazioni degli anni '50, '60 o '70 e dobbiamo coccolare le poche precipitazioni che arrivano durante l'inverno ma ci sono i sistemi di innevamento programmato, i teli e la possibilità di fare scorte idriche".

A mancare circa tre metri di spessore, questo secondo le rilevazioni di Arpa Lombardia per fare il punto della situazione dopo il periodo estivo dell'anno scorso. E anche le montagne soffrono per la siccità, le stagioni sempre più secche e le temperature più elevate. Sciare d'estate non è anacronistico?

"I dati sono oggettivi - dice Capitani - evidenziano questo calo ma non c'è nulla di anacronistico in questa attività: c'è una nicchia di mercato che cerca le nostre piste; le persone e gli sci club hanno bisogno della neve sul ghiacciaio e c'è una reale necessità per certe fasce di clientela. Se non dovessimo offrire noi questa possibilità, allora questo spazio verrebbe occupato da qualche altro concorrente, come le località in Sud America oppure in Oceania. E si deve prendere un volo, forse è meno ecologico di raggiungere lo Stelvio". 

Insomma, lo Stelvio vuole resistere. "L'acqua utilizzata per l'innevamento programmato - evidenzia Capitani - rientra nel ciclo e rallentiamo quindi lo spreco delle risorse idriche. Inoltre abbiamo messo a confronto alcuni ghiacciai non antropizzati e il mantenimento è migliore da noi. La gestione della superficie aiuta a preservare la zona: la battiture delle piste, per esempio, toglie il velo di sabbia e sassolini portato dal vento. Il passaggio è migliore e il ghiaccio soffre meno gli effetti dei raggi solari perché è più pulito. In questo modo riusciamo a salvare 10/15 centimetri di strato rispetto ai ghiacciai lasciati a loro stessi".

Le incertezze non mancano e qualche riflessione è necessaria ma intanto non si vedono alternative all'orizzonte. "Non prendiamo queste difficoltà alla leggera ma abbiamo toccato il significato dei lockdown a causa Covid e i problemi generati alle località. Alcuni sostengono che dovremmo chiudere, però senza un altro piano. Oggi l'apertura, seppur tra tanti ostacoli, genera un beneficio alla comunità: dietro al ghiaccio dello Stelvio ci sono tra i 700 e i  900 posti di lavoro diretti e indiretti con una ricaduta concreta sui territori", conclude Capitani.