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Wole Soyinka, la migrazione è multidirezionale e coinvolge tutti

"La migrazione in questo momento è uno dei problemi più grandi del mondo. Non funziona solo dai Paesi poveri ai Paesi ricchi, è multidirezionale e coinvolge tutti. Quello che sta succedendo in Ucraina ci dimostra che è un problema universale ed è una questione che va affrontata in maniera olistica". Lo dice all'ANSA Wole Soyinka, primo scrittore africano a vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1986. Vera grande stella del Salone del Libro di Torino 2023, Soyinka oggi è protagonista del più atteso incontro della manifestazione con il suo ritorno al romanzo dopo 48 anni con Cronache dalla terra dei più felici al mondo (La nave di Teseo).
    "Ovviamente per il continente africano è una questione particolarmente dolorosa perché si accompagna a dei disastri e difficoltà come attraversare il deserto del Sahara, come le ragazzine che vengono sequestrate e magari vendute in schiavitù, come gli annegamenti nel Mediterraneo. L'Europa dovrebbe prendere atto che è una questione globale e non legata a un posto e a un popolo" dice Soyinka.
    Cosa bisognerebbe fare? "Prima di tutto non è sufficiente un incontro singolo o episodico. Ci vorrebbe una commissione globale che continuamente si occupa della questione della migrazione che venga dalle Nazioni Unite, da un risultato di iniziative da varie regioni che siano interessate al fenomeno poco importa. Quello che conta è che ci si metta tutti attorno ad un tavolo e si discuta tutti insieme. Quando dico che bisogna trattare questa materia in maniera olistica intendo proprio questo" sottolinea.
    "E' una questione unitaria per cui si devono mettere in prima linea a parlare sia i Paesi da dove vengono i migranti sia quelli da cui arrivano. Da un lato c'è un aspetto politico di questa questione e dall'altro c'è un fatto che non si può far finta di ignorare e cioè che le nazioni europee hanno creato le condizioni di questa migrazione e quindi adesso tanti di questi giovani si ritrovano a cercare delle condizioni di vita altrove, dove pensano siano migliori. È una responsabilità reciproca quella dei Paesi che mandano e dei Paesi che ricevono" afferma il Premio Nobel. (ANSA).