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Zooprofilattico senza direttore e Caramelli al ministero della Salute

POLTRONE & SOFÀ

L'ultimo bando è di agosto ma non ha prodotto alcuna nomina. Cirio propone il nome di Ghittino ma gli altri "soci istituzionali" pare non gradiscano. Intanto l'ex dg vola a Roma come "esperto" di Schillaci per la sicurezza alimentare

Sono quattro anni che l’Istituto Zooprofilattico è senza una guida. L’ultimo direttore è stata Maria Caramelli che ha cessato il suo incarico nel 2018 ed è appena volata a Roma dove ha ottenuto dal ministro della Salute Orazio Schillaci un incarico come esperto per la sicurezza alimentare. Al timone c’è, Angelo Ferrari (classe di ferro 1954) ma è un direttore facente funzioni che non può essere nominato poiché privo della qualifica necessaria. Recentemente Ferrari ha anche perso il posto di commissario per l’emergenza della peste suina africana, che il governo ha assegnato a Vincenzo Caputo, dg dello Zooprofilattico di Umbria e Marche. Ad agosto è stato pubblicato un bando ma dopo sette mesi di gestazione la situazione sembra al solito impantanata. È uno stato di precarietà perenne quello che aleggia al vertice dello Zooprofilattico, tra guerre intestine e un difficile equilibrio da trovare tra i “soci istitituzionali”, cioè le regioni Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e il ministero della Salute.

Pare che dopo mesi di silenzio Alberto Cirio abbia proposto per la direzione Claudio Ghittino, un piemontese trapiantato nel Centro Italia e attualmente a capo della sezione “umbra” dello Zooprofilattico di Umbria e Marche (lo stesso di Caputo) dov’è dirigente veterinario. Nessun riscontro però finora è arrivato al nome avanzato dal governatore del Piemonte. Voci dicono che di fronte al via libera della Valle d’Aosta la procedura si sia piantata per la freddezza della Liguria, altri sostengono che sia la Lega a voler proporre un proprio direttore e quindi a bloccare l’iter di nomina. Fatto sta che, con un presidente su cui continuano ad aleggiare dubbi di legittimità (è al terzo mandato mentre lo statuto ne prevede massimo due per ogni componente del cda) e problemi di bilancio quella che era un’eccellenza rischia di trasformarsi in un carrozzone d’inefficienza dilaniato da guerre intestine.

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