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Ballottaggio per l’Eliseo, Jean-Claude Trichet: “Il vincitore dovrà battere l’inflazione ma il successo di Le Pen è improbabile”

PARIGI. Da europeista convinto, Jean-Claude Trichet, 79 anni, vive con un certo disagio questo week-end elettorale. Come presidente della Bce, dal 2003 al 2011, ne vide di tutti i colori, in particolare dopo il fallimento di Lehman Brothers.

Come giudica il programma economico di Marine Le Pen?
«Indebolirebbe in maniera significativa la competitività della Francia, andrebbe a deteriorare le finanze pubbliche di un Paese che, invece, deve risanarle e aumenterebbe la disoccupazione. Poi lei difende valori che sono all’opposto di quelli dei Governi successivi del nostro Paese, di sinistra e di destra, dall’inizio della Quinta Repubblica».

Ma la candidata dell’estrema destra non vuole più abbandonare l’Ue né l’euro…
«L’ambiguità delle sue posizioni riguardo all’Europa è molto grande. Ha capito che il risultato mediocre di 5 anni fa dipendeva in larga misura dall’obiettivo di abbandonare l’Unione e l’euro. Ma ancora oggi i riflessi del suo partito e degli elettori restano visceralmente anti-europei. Nel dibattito televisivo con Emmanuel Macron, Le Pen ci ha tenuto a fare la differenza tra Europa e Unione europea. Non è solo anti-tedesca, è anti Ue».

Un’eventuale elezione di Le Pen comporterebbe sfiducia dei mercati verso la Francia?
«Questa eventualità è molto improbabile e i mercati non la stanno anticipando per nulla. Poi è chiaro che il suo programma potrebbe solo peggiorare la capacità dello Stato francese di finanziarsi».

L’inflazione durerà nell’Eurozona e negli Usa?
«Dopo dieci anni, durante i quali la principale minaccia era per tutti la materializzazione del rischio deflattivo, le banche centrali devono ora affrontare quello di un’inflazione duratura. Detto questo, le ultime cifre ne danno una di fondo (core inflation) del 3,2% nella zona euro e del 6,5% negli Usa. Noi siamo meno toccati dal problema, ma dobbiamo restare molto vigilanti».

Ha fatto bene la Fed ad aumentare i tassi? Doveva farlo già prima?
«La diagnosi iniziale negli Usa è stata sbagliata. Dopo aver creduto che l’inflazione fosse transitoria, la Federal Bank ha dovuto riconoscere che sarebbe durata a lungo e che bisognava intervenire energicamente sui tassi. Gli Usa devono riprendere il controllo delle aspettative d’inflazione sul medio termine e questo sarà molto difficile. In Europa è importante che la Bce preservi l’ancoraggio delle aspettative sul 2%».

Anche la Bce sarà costretta a rialzare i tassi?
«Certo, nel futuro dovrà farlo. Con un’inflazione di fondo del 3,2%, ossia l’1,2% sopra l’obiettivo di stabilità dei prezzi, il tasso d’interesse dei depositi a meno 0,5% ovviamente non è allineato. La Bce ha fatto bene a confermare l’interruzione degli acquisti del Pepp (Pandemic emergency purchase programme). È diventata più credibile».

La guerra in Ucraina ha effetti negativi sull’inflazione…
«Il conflitto ha simultaneamente effetti inflazionistici e recessivi. In questo contesto, è ancora più importate rafforzare la credibilità della banca centrale e l’ancoraggio delle aspettative d’inflazione».

Come giudica la valorizzazione delle azioni in Europa e negli Usa? Servono correzioni?
«Gli indicatori abituali, come il Cape Shiller e il Tobin Q, mostrano che i valori sono molto al di sopra delle medie storiche. È lo stesso per tutto l’insieme degli asset, compresi quelli immobiliari. Ci saranno per forza delle correzioni sul medio termine».

Lei è d’accordo con il «whatever it takes» adottato dalla Francia (l’allentamento dei vincoli sul deficit pubblico), ma anche dagli altri Paesi europei e dagli Usa?
«La spesa pubblica come risposta all’impatto spaventoso della pandemia era giustificata. Non lo è stato l’aumento molto importante del debito pubblico fra le due crisi, della Lehman Brothers e del Covid. Quello mondiale è salito dal 70% del Pil del globo nel 2007 al 124% nel 2020».

Come valuta l’azione di Mario Draghi in Italia?
«Draghi, mio successore alla Bce e amico, ha portato avanti un lavoro formidabile. Sarebbe catastrofico per l’Italia se ci fosse una crisi di Governo. Lui è il premier delle riforme di cui l’Italia ha bisogno. Ispira fiducia agli italiani, agli europei e al resto del mondo».