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L’ultima sparata di Landini: “Il governo viola la Costituzione”

Peccato: eravamo convinti che gli spiegoni di Maurizio Landini fossero terminati dopo le lunghe litanie sul 25 aprile e sul Primo maggio. Invece continuano ad arrivare attacchi frontali verso il governo guidato da Giorgia Meloni che, pensate un po’, ha osato partorire un decreto che prevede aumenti in busta paga per determinati lavoratori. Il segretario della Cgil è andato su tutte le furie contro il dl Lavoro e ha avvertito: “Noi siamo pronti a tutto“. Un’ira così forte che l’ha portato a rivolgere un’accusa choc all’indirizzo dell’esecutivo.

La sparata di Landini

Landini, intervistato da La Stampa, non si è esentato dal rivolgere parole al veleno nei confronti del governo di centrodestra: “Non si confronta con noi e viola la Costituzione“. Sì, avete letto bene: l’esecutivo è stato accusato di infrangere la Carta. Vabbè, magari ha sbagliato e dopo averne preso atto avrà corretto il tiro. Macché. Subito dopo ha rivendicato la sua tesi e ha addirittura rincarato la dose: “Quando parla di flat tax è contro la Costituzione perché nega la progressività“.

E così il segretario della Confederazione generale italiana del lavoro ha messo nel mirino una serie di anomalie che a suo giudizio il governo starebbe evidenziando, dalla diffusione dei voucher alla deregolamentazione dei contratti a termine. “Questo è ciò che dobbiamo impedire. Il mondo del lavoro ci chiede di non fermarci“, ha aggiunto. Forse dimentica il mandato popolare ricevuto dal centrodestra alle elezioni: la flat tax è contenuto nel programma della coalizione, il mondo degli elettori chiede di andare avanti.

Lo sciopero della Cgil

I prossimi mesi saranno molto importanti per la partita del futuro del nostro Paese: attraverso la delega fiscale, la conversione del decreto Lavoro e la legge di Bilancio si dovrà tracciare la rotta per risollevare economicamente l’Italia. Nel frattempo Landini, guarda un po’, parla di scioperi: “Bisogna costruirli perché devono contribuire a un cambiamento reale“. Lui punta a riempire le piazze per dimostrare che “c’è un Paese che chiede discontinuità“.

È vero: in effetti il risultato emerso alle urne il 25 settembre 2022 è la prova tangibile di quanto sia urgente un cambio di rotta. Peccato che il segretario della Cgil ignori che la discontinuità richiesta è quella dalle politiche del passato di una sinistra che evidentemente ha fallito. Tutt’altro che un piccolo dettaglio di fronte all’entusiasmo di voler fare il pienone di presenze in piazza per ripetere i soliti ritornelli contro il governo.

Il “no” alle riforme costituzionali

Un punto di rilievo su cui l’esecutivo sta lavorando è quello delle riforme costituzionali. Negli ultimi anni l’incertezza ha avuto come effetto la debolezza a livello internazionale e le difficoltà di investimento a lungo periodo, motivo per cui Meloni intende intervenire a favore di una stabilità politica nel nostro Paese. Ovviamente non poteva che arrivare il secco “no” di Landini pure su questo fronte. Ci mancherebbe.

“Credo che la Costituzione vada applicata in tutti i suoi principi e valori. Non penso che debba essere modificata“, ha affermato. Oltre a sostenere che la vera riforma del Paese si fa attuando la Carta, si è immolato a difesa del Quirinale: “Se c’è una cosa che funziona è il presidente della Repubblica“. Invece chiede che venga modificata la legge elettorale. Ma limitarsi a questo sarebbe un’azione zoppa: il vincolo tra rappresentante e rappresentato va salvaguardato con una riforma costituzionale necessaria e completa.


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