Nella legge di bilancio viene previsto un "emolumento accessorio una tantum" che sarà pari all'1,5 % dello stipendio lordo per 13 mensilità. Gli effetti sui salari e le proteste del sindacato Anief (che chiedeva di più)
Aumenti in arrivo per i dipendenti pubblici. Nella legge di bilancio viene infatti stanziato un miliardo di euro "da destinare all'erogazione, nel solo anno 2023, di un emolumento accessorio una tantum, da corrispondere per tredici mensilità, da determinarsi nella misura dell'1,5 per cento dello stipendio (…)" lordo.
Risorse che si aggiungono a quelle stanziate già nella manovra 2022 (legge n.234 del 30 dicembre 2021) per l'erogazione della così detta indennità di vacanza contrattuale (vedremo tra poco di cosa si tratta). La misura prevedeva una spesa di 310 milioni per l'anno in corso e di 500 milioni a partire dal 2023 "per i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico" con aumenti sul tabellare dello 0,3 per cento da aprile a giugno 2022 e dello 0,5 per cento dal 1° luglio.
Nel 2023 gli stipendi dei dipendenti pubblici cresceranno ancora. O meglio dovrebbero visto che prima di entrare in vigore la legge di bilancio dovrà passare al vaglio del Parlamento che potrà emendarla. Certo, gli aumenti saranno modesti se rapportati al peso dell'inflazione che si attesta ormai intorno all8%, ma in ogni caso le buste paga cresceranno. Va poi sottolineato che la misura non sarà strutturale, ma resterà in vigore solo per il 2023 come viene specificato nel testo della manovra.
Di quanto aumenteranno gli stipendi dei dipendenti pubblici
Veniamo ai numeri. In totale saranno 3,2 milioni i dipendenti pubblici che beneficeranno dell'aumento che andrà da un minimo di circa 21 euro (per i dipendenti con redditi più bassi) ma che potrà superare anche i 70 euro per i dirigenti collocati nelle fasce retributive più alte. Va da sé che chi guadagna di più percepirà un aumento più cospicuo dal momento che la percentuale dell'1,5% viene calcolata su un numero più grande.
Quanto alle risorse stanziate, nel comma 3 dell'articolo 62 della legge di bilancio, viene precisato che "per il personale dipendente da amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dall'amministrazione statale", gli oneri "sono posti a carico dei rispettivi bilanci". Tradotto dal burocratese significa che l'aumento spetterà anche ai dipendenti pubblici che lavorano per comuni, regioni etc, ma in questo caso la spesa sarà a carico degli enti territoriali. Per questo, secondo Il Sole 24, la spesa totale della misura per le casse pubbliche sarà in realtà pari a 1,8 miliardi.
Perché nonostante il bonus stanziato dal governo ci sono delle proteste
Per il sindacato Anief (che tutela i lavoratori del comparto istruzione, università e ricerca) i soldi stanziati non sono sufficienti. "Malgrado il rinnovo del contratto del periodo 2019-21, per i lavoratori statali si prospetta un 2023 ancora più avaro dell'ultimo periodo" si legge nella nota del sindacato che denuncia la "mancata copertura" nella manovra "dell'indennità di vacanza contrattuale da assegnare per legge nei periodi, come l'attuale, di mancato rinnovo" del contratto collettivo nazionale.
L'indennità di vacanza di cui parla il sindacato è un elemento aggiunto dello stipendio riconosciuto tra una scadenza contrattuale e il successivo rinnovo. Anief ricorda che la norma attuale prevede l'erogazione di questa indennità "al 50% del tasso di inflazione programmata" che per il 2022 è pari al 7,1%, e per il 2023 è stimato al 4,3%. Se ne deduce che gli aumenti dovrebbero essere ben più generosi di quelli previsti che secondo Anief saranno per molti lavoratori di 30 euro in busta paga. Una somma che il sindacato definisce "irrisoria" perché "ai sensi della norma vigente sull'indennità di vacanza contrattuale" l'adeguamento avrebbe dovuto essere di almeno 120 euro.
Se ne deduce, prosegue la nota, che "ad oggi mancano 6 miliardi al netto di un solo miliardo stanziato per aggiornare l'aumento dell'indennità di vacanza contrattuale, esattamente come prevede la normativa vigente al 50% del tasso di inflazione programmata, soluzione foriera di contenzioso".