Incredibile storia dalla Francia: il tecnico del Reims, 30 anni, allena senza patentino dopo aver imparato il mestiere con un videogame
Per farlo allenare la sua società è disposta a pagare una multa di 27mila euro a partita. Tutto pur di avere il suo fenomeno della panchina, cresciuto... davanti alla Playstation. Quella di Will Still è una storia incredibile che arriva dalla Francia. Non dalle categorie inferiori, ma addirittura dalla Ligue1. Il giovane allenatore (30 anni) dello Stade de Reims, che poche ore fa ha imbrigliato anche il Psg sull'1 a 1 (espulso Verratti nella ripresa), non è stato un calciatore prematuramente fermato da un infortunio, né un genio del corso da allenatori della federazione belga. Still ha appreso il mestiere di allenatore giocando a Football Manager. Dalla pratica casalinga con la console ad una panchina vera già all'età di 14 anni, con il Preston. Dopo gli studi, il ritorno in Belgio e la ricerca di un incarico che sembrava non arrivare mai, vista la giovanissima età. Ma il Saint-Truiden lo ingaggia come match analyst e gli spalanca le porte del calcio vero. "Passavo tanto tempo sul campo e, in via non ufficiale, diventai un assistente. Facevo cose tipo i calci piazzati, i torelli, e così via...", ha raccontato al Guardian. Will è subentrato a Oscar Garcia ad ottobre con la squadra in zona retrocessione e dsa allora mantiene una clamorosa imbattibilità: in 12 partite, non ha mai perso, raccogliendo tra campionato e coppa sei vittorie e sei pareggi. Il Reims con lui si è risollevato fino a metà classifica.
Tanto basta per convincere la società a pagare una multa ogni settimana per tenerlo in panchina. "Se qualcuno mi avesse detto che a trent’anni sarei stato allenatore in Ligue 1, gli avrei detto di darmi un pugno in faccia», ha scritto il tecnico belga sulla rubrica “The Coaches’ Voice” del Guardian. Lì ha confessato la sua incredibile passione per il videogame, che lo ha portato nel calcio professionistico bruciando tutte le tappe: "Football Manager ha avuto sul serio una grande influenza sulla mia carriera. Da bambino ero fissato: io e mio fratello ci giocavamo continuamente".