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Camere con bagno, piscina e area wellness ma siamo in un Rifugio, il gestore: "Anche in montagna c'è chi cerca la comodità e noi siamo sempre pieni"

CANAZEI. Da fienile a rifugio alpino e da rifugio alpino a rifugio escursionistico che guarda al futuro e ad un'innovazione che punta a rispondere alle esigenze dei clienti. È la storia del rifugio Salei e di un gestore che ha deciso di allontanarsi dalla tradizione: "La montagna non dev'essere per forza minestrone e niente doccia - anticipa il rifugista Alex Monteleone a Il Dolomiti -. Se ne si ha la possibilità è giusto offrire anche qualcosa in più. In fondo significa soddisfare quelle che sono le richieste dei propri ospiti".  

"Ho ereditato il rifugio da giovanissimo - esordisce -. Avevo solo 21 anni ma le idee già molto chiare: sapevo di voler portare in struttura delle novità e di voler cambiare qualcosa". Costruito nel 1968 a partire da quanto restava d'un vecchio fienile, il rifugio Salei, che sorge a quota 2.225 metri sul Passo Sella, è stato preso in mano da Monteleone nel 1996, "quando i miei genitori mi hanno passato il testimone". 

Trasformata in un rifugio alpino, la struttura è diventata poi "rifugio escursionistico, che di fatto vuol dire poco e niente - spiega il gestore -. Siamo a metà fra un rifugio alpino e un albergo: una struttura in quota dove si arriva comodamente in macchina e che inevitabilmente attira escursionisti diversi rispetto a strutture accessibili solo a piedi". Per soddisfare il tipo di clientela che approda al Salei, Monteleone ha deciso di apportare importanti cambiamenti negli anni, a partire dal 2006, "quando abbiamo fatto la prima grande ristrutturazione costruendo il ristorante con 'self service', apres-ski e pizzeria", ai quali nel 2018 si è andato anche ad aggiungere un centro benessere con piscina. 

"Abbiamo provveduto poi a ristrutturare tutte le 11 camere, che hanno sempre avuto il bagno in camera, ma che sono diventate grazie al grande lavoro fatto delle stanze degne d'un hotel 5 stelle - fa sapere Monteleone -. Tanto che, dal mio punto di vista, sarebbe giusto riconoscere la qualità dei rifugi escursionistici con delle stelle: nel mio caso, ho provveduto da me ad apporre accanto all'insegna della struttura 4 stelle alpine".

"In generale, secondo me, innovare non significa non rispettare la montagna: chi vuole mantenere i rifugi così com'erano 40 anni fa lo può fare, ma poi non ci si può lamentare se mancano clienti. Certo è che - tiene a sottolineare - dipende molto anche dalle possibilità che si hanno e dal luogo in cui ci si trova perché certe scelte non sono ovviamente contemplabili a 3.000 metri di quota". 

Potendo, però, secondo Monteleone è giusto ampliare la propria offerta "o quantomeno puntare su cose semplici come il buon cibo e prodotti del territorio e non solo sul minestrone - prosegue -. Certe cose però capisco che in montagna non abbiano ragion d'essere: io stesso mi rifiuto ad esempio di mettere la televisione nelle camere perché convinto che in quota dei limiti ci debbano essere. Ritengo giusto tuttavia puntare su piccoli grandi comfort che fanno la differenza e che molta gente richiede. Non a caso le nostre stanze sono sempre piene".

Non solo turisti ed escursionisti esigenti, quelli che approdano al Salei, ma anche alpinisti che, "dopo qualche giorni di camminata e notti in rifugi alpini, si fermano da noi per fare una doccia, dormire in una stanza singola e farsi coccolare un po' - conclude Monteleone -. Rifugio non dev'essere sinonimo di brutto e sporco ma di 'luogo accogliente in cui trovare riparo'. E, se il mondo a valle e in città guarda avanti è giusto, se se ne ha la possibilità, farlo anche in montagna".

"Siamo consapevoli che forse agli escursionisti diamo fin troppo, che li si abbia viziati al punto che poi le richieste diventano pretese anche altrove. E che questo conduca a ritrovarsi persone che in montagna ci approdano in scarpette da ginnastica. Gli escursionisti vanno educati perché è fondamentale sapere come andare in quota ma questo non esclude l'innovazione e le comodità che oggi cominciano, giustamente, ad entrare anche nei rifugi".