"Com'eri vestita?", la mostra che racconta storie di violenza accanto agli abiti indossati da chi l'ha subita
“What Were You Wearing’”, ‘Com’eri vestita?’.
Una domanda che oggi è anche una battaglia culturale, contro il pregiudizio. E a Monza diventa anche una mostra. Un'esposizione che racconta storie di abusi, poste accanto agli abiti in esposizione che intendono rappresentare, in maniera fedele, l’abbigliamento che la vittima indossava al momento della violenza subita.
Una mostra per riflettere che è il risultato di un progetto che nasce nel 2013 da parte di Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e formazione sessuale di Kansas, e di Mary A. Wyandt-Hiebert responsabile di tutte le iniziative di programmazione presso il Centro di educazione contro gli stupri dell’Università dell’Arkansas e diffuso in Italia grazie al lavoro dell’Associazione Libere Sinergie che ne propone un adattamento al contesto socio culturale del nostro Paese. L’idea alla base del lavoro è quella di sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza sulle donne e smantellare il pregiudizio che la vittima avrebbe potuto evitare lo stupro se solo avesse indossato abiti meno provocanti, da qui il titolo emblematico ‘Com’eri vestita’. I visitatori possono identificarsi nelle storie narrate e al tempo stesso vedere quanto siano comuni gli abiti che le vittime indossavano, la mostra intende suscitare reazioni e portare i visitatori a pensare: “ho questi indumenti appesi nel mio armadio!” oppure “ero vestita così questa settimana”.
“Non è l’abito che si ha indosso che causa una violenza sessuale – aggiunge Brockman – ma è una persona a causare il danno. Essere in grado di donare serenità alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto”.
Si tratta di una delle iniziative promosse dalla questura di Monza nelle giornate di sabato 18 e domenica 19 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne che ricorre il 25 novembre. Tra queste iniziative anche un'altra mostra fotografica “Tanto a me non capita...”, che è la rappresentazione in bianco e nero di momenti quotidiani di violenza psicologica: le sfumature di comportamenti che non vengono identificati come violenza, ma che costantemente minano la consapevolezza di molte donne. Le azioni in dissolvenza che ci fanno pensare che tanto a noi non possa capitare e, invece, capita più spesso di quello che si possa immaginare. Inoltre, domenica 19 novembre dalle 15 alle 17 l’attrice Rossella Raimondi porterà nelle Stanze della Villa Reale una rappresentazione teatrale della mostra fotografica.