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America col fiato sospeso per l'arresto di Trump. Rafforzata la sicurezza a New York e nelle altre grandi città

Ma i tempi dell'arresto, che sarebbe il primo di un ex presidente Usa, appaiono incerti. A seconda dei media, potrebbe avvenire nelle prossime ore o, stando a Fox, non prima della prossima settimana

Donald Trump

Donald Trump (Foto Ansa)

L'America continua a dividersi e rimanere col fiato sospeso per il possibile arresto di Donald Trump. E' stato infatti convocata per mercoledì la nuova riunione del grand jury che sta valutando le accuse mosse contro all’ex presidente nell'ambito dell'inchiesta dei 130mila dollari pagati a Stormy Daniels per pagare il silenzio della pornostar sulla relazione avuta nel 2006 con il tycoon.

Rafforzata la sicurezza a New York

New York intanto si blinda, con polizia, transenne e telecamere davanti al tribunale di Manhattan e alla Trump Tower. Ma lo fanno anche altre grandi città americane, dalla capitale (dove è attesa una dichiarazione di emergenza della polizia del Congresso) a Los Angeles, per il timore di proteste accresciuto dall'impennata di minacce online, mentre esplode un pericoloso scontro istituzionale tra la Camera e il procuratore Alvin Bragg.

ll post di Trump

Nell'ormai famoso post di sabato in cui chiedeva ai suoi sostenitori di mobilitarsi contro il suo arresto, il tycoon aveva preannunciato che sarebbe finito in manette il 21 marzo sollecitando i suoi fan a manifestare e "riprendersi il Paese", sulla falsariga di quanto fece nel comizio del 6 gennaio 2021 in cui li istigò a marciare sul Capitol per bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden.

Incerti i tempi dell’arresto

Ma i tempi dell'arresto, che sarebbe il primo di un ex presidente Usa, appaiono incerti. A seconda dei media, potrebbe avvenire nelle prossime ore o, stando a Fox, non prima della prossima settimana, anche perché il gran giurì dovrebbe sentire un altro testimone mercoledì.

I soldi alla porno star

L'ultimo, citato dalla difesa di Trump, è stato l'avvocato Robert Costello, che ha accusato il collega Michael Cohen, all'epoca il pitbull del tycoon, di aver deciso da solo di pagare 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels per comprare il suo silenzio su un affaire di dieci anni prima che poteva compromettere la campagna presidenziale del 2016. Cohen invece ha sostenuto di averlo fatto su richiesta del boss e di esserne stato rimborsato con fondi elettorali sotto la falsa voce 'spese legali'. Un reato minore (misdemeanor), se classificato come falsificazione della contabilità della Trump Organization, con una pena massima di meno di un anno. Ma l'accusa potrebbe considerarlo un reato più grave (felony) per l'intento di commettere o nascondere un altro crimine, con una pena da 1 a 4 anni.

L’onta della foto segnaletica

L'ex presidente subirà comunque l'onta della foto segnaletica e della rilevazione delle impronte digitali ma probabilmente gli saranno risparmiate le manette e verrà rilasciato subito, a meno che non istighi alla violenza. Per il processo invece bisognerà attendere mesi, quando la campagna elettorale per la Casa Bianca sarà già nel vivo e forse Trump sarà incriminato in altre inchieste più serie, dagli sforzi per ribaltare l'esito delle elezioni 2020 alla gestione di documenti top secret.

Scontro istituzionale

Scoppia intanto uno scontro istituzionale che rischia di minare il principio della separazione dei poteri. Con l'avallo dello speaker della Camera Kevin McCarthy, i presidenti di tre commissioni parlamentari guidate dai repubblicani (giustizia, sorveglianza e amministrazione della House) hanno inviato una lettera per chiedere la testimonianza del procuratore Alvin Bragg e documenti della sua indagine, definendola "politicamente motivata" e un "abuso senza precedenti di potere inquisitorio". "Non ci faremo intimidire dai tentativi di minare il processo giudiziario", ha replicato un portavoce del magistrato denunciando la circolazione di "molte affermazioni false" ma senza precisare se la procura onorerà le richieste della Camera.

I manifestanti anti Trump

Intanto fuori dall'ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan, in attesa della decisione del gran giurì, è andata in scena la protesta dei manifestanti anti-Trump che chiedono l'arresto dell'ex presidente Usa con cartelli e striscioni con su scritto "Nessuno è al di sopra della legge".