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Bisogna riappropriarsi del senso del lavoro, dice Alain Supiot

Tratto da Morning Future

Il significato di “limite” e il suo valore sono i concetti indagati da Alain Supiot nel suo libro “La sovranità del limite”, edito da Mimesis.

Supiot, giuslavorista, professore emerito del Collège de France e membro – per alcuni anni – della Commissione mondiale sul futuro del lavoro, è uno dei massimi esperti di diritto del lavoro. Abbiamo voluto provare a comprendere, grazie alla sua testimonianza, quale sia il senso del limite applicato al contesto lavorativo.

Supiot parte da lontano: evidenzia come, un tempo, siano state le nuove tecnologie che hanno reso possibile lavorare giorno e notte – come l’avvento della luce elettrica – a portare all’attenzione il tema del limite nell’universo lavorativo. Da quel momento, infatti, è stato necessario che la stessa società politica ponesse dei limiti. È così che è nato il diritto del lavoro, per garantire che la tecnologia rimanesse al servizio degli uomini, e che non fossero invece gli uomini a diventare strumenti delle macchine.

Oggi stiamo vivendo una fase di profondo cambiamento: la rivoluzione digitale pone nuove sfide in ambito istituzionale, ecologico e tecnologico. In che modo il concetto di “limite” può aiutarci ad affrontarle?

C’è poi un altro aspetto centrale: oggi, soprattutto tra le generazioni più giovani, è forte l’esigenza di rispondere a domande come: “Perché lavoro? Come lavoro?”. I lavoratori desiderano riappropriarsi del significato e del contenuto del lavoro. Come muoversi, allora, in questa direzione? E cosa aspettarsi dal futuro?

Queste e altre tematiche, nella video-intervista.

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