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Borse, Tokyo in rialzo. Cina, cedono i profitti industriali

La Borsa di Tokyo inizia la prima seduta della settimana in rialzo, seguendo l’accelerazione a Wall Street, e malgrado i nuovi timori sul sistema bancario in Europa a seguito delle turbolenze degli istituti di credito della Silicon Valley, negli Stati Uniti. In apertura l’indice di riferimento Nikkei segna un rialzo dello 0,37%, a quota 27.485,33, e un guadagno di 100 punti. Sul mercato dei cambi lo yen prosegue la manovra di rivalutazione sul dollaro, a un valore di 130,60, sulle aspettative di uno stop temporaneo della stretta monetaria da parte della Federal Reserve, e sull’euro a 140,60.

I titoli della Cina e di Hong Kong aprono col segno meno, guidati dalle imprese statali cinesi e dai titoli tecnologici che soffrono il crollo degli utili industriali e le tensioni geopolitiche. L’indice cinese delle blue-chip CSI300 e lo Shanghai Composite Index sono scesi entrambi dell’1,0% alla pausa pranzo. L’indice di riferimento Hang Seng di Hong Kong è sceso dello 0,5% e l’indice China Enterprises ha perso l’1,0 per cento. I profitti delle imprese industriali cinesi sono diminuiti del 22,9% nei primi due mesi del 2023 rispetto all’anno precedente, perché il settore industriale fa ancora i conti con il crollo causato dai fermi dovuti al Covid.

D’altra parte, i profitti delle grandi compagnie industriali cinesi segnano una brusca frenata nei primi due mesi del 2023, a segnalare i persistenti problemi legati ai tre anni di politica di «tolleranza zero» al Covid. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica, gli utili hanno accusato un crollo annuo del 22,9%, a 887,2 miliardi di yuan (circa 130 miliardi di dollari), scontando i problemi emersi soprattutto sulla catena degli approvvigionamenti nel post-pandemia. La statistica, che segue il -4% dell’intero 2022 e che è calcolata tenendo conto delle aziende con ricavi annui di almeno 20 milioni di yuan (circa 3 milioni di dollari), vede tra i 41 settori industriali di attività monitorati, 28 con profitti in calo, tra cui quelli relativi a computer ed equipaggiamenti di elettronica (-77,1%). I dati seguono una raffica di indicatori economici che mostrano una strada accidentata per la Cina verso la ripresa dopo una dura battaglia di tre anni contro la pandemia. La produzione industriale ha avuto una crescita del 2,4% nel periodo gennaio-febbraio, secondo i dati diffusi all’inizio del mese. Mentre le vendite al dettaglio sono tornate a crescere, gli investimenti immobiliari hanno continuato a diminuire nonostante il robusto sostegno del governo per rilanciare il settore in difficoltà.

La crisi delle banche continua a tenere gli investitori col fiato sospeso e alla spasmodica ricerca di salvaguardare i portafogli. Oggi, in una giornata povera sul fronte dei dati macroeconomici (arrivano solo l’indice Ifo in Germania e la massa monetaria M3 nell’Eurozona), sarà ancora questo il tema chiave. In questo conteso, le Borse europee sono attese in rialzo/ribasso secondo i futures. Questo dopo che i listini asiatici hanno chiuso in....

Alla ricerca di beni rifugio

Gli effetti della crisi bancaria si sono visti nelle quotazione delle Borse e dei titoli di Stato. Le prime sono cadute (curiosamente solo in Europa, considerando che la crisi bancaria è scoppiata in America): dal 7 marzo, cioè prima che la Silicon Valley Bank mandasse sotto pressione tutti i mercati, la Borsa di Milano ha perso il 6,73%, Parigi il 4,42% e Francoforte il 3,87%. Piatte le Borse Usa. Contemporaneamente sono caduti i rendimenti dei titoli di Stato (segno che gli acquisti sono forti e i prezzi sono saliti): i Treasury Usa a 2 anni hanno perso più di un punto percentuale di rendimento, passando dal 5,01% del 7 marzo al 3,78%. E cali marcati li hanno segnati anche i Bund a due anni (-51 punti base) e i BTp (-93).