Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

caro affitti e la protesta degli studenti in tenda

Questo articolo è pubblicato sul numero 21 di Vanity Fair in edicola fino al 24 maggio 2023

Capita nella vita vera che a togliere un sassolino parta la valanga. Nella nostra storia il sassolino è una tenda canadese a due posti. E quando Ilaria, 23 anni, studentessa di Ingegneria ambientale al Politecnico, l’ha tolta dall’armadio per rimontarla nella piazza di Città Studi a Milano, la montagna sociale dove a fatica si arrampicano migliaia di studenti universitari fuori sede si è mossa, come non aspettasse altro. Lo ha fatto dilagando con altre centinaia di tende spuntate davanti alle università italiane sparpagliate a macchia di leopardo – da Torino a Napoli, da Venezia a Bari – con una certa ostinata intransigenza, verso questa strana (e bella) primavera dove tanta pioggia e altrettanta insofferenza hanno fatto sbocciare i fiori colorati delle tende per provare a rendere meno grigio l’ordinario presente, meno scontato l’ordinario futuro. E finalmente ribellarsi allo scandalo di pagare 600 euro al mese per una stanza, perdere treni, perdere il sonno, perdere un pezzetto di diritto allo studio un giorno alla volta.

E davvero non importa che i soliti malpensanti, quelli che hanno incorporato lo sguardo dei rancorosi, li abbiano irrisi, chiamandoli «i tendini», «gli intendati», «i viziati dalla pappa pronta», come a suo tempo fecero con i seguaci di Greta Thunberg, «i gretini», pensando davvero che salvare il Pianeta, o il buon vivere quotidiano, siano solo risibili ingenuità giovanili, il capriccio dal quale guariranno solo diventando adulti e ottusi e tristi e sconfitti, come loro.
Dice la legge di mercato della domanda e dell’offerta che i prezzi diventano sempre più roventi quando la domanda sale troppo. Ma una società ben temperata, quella che investe sul proprio futuro, dovrebbe arginarli e raffreddarli quei prezzi. Come? Con una buona politica dei sussidi agli studenti, che invece sono stati cancellati. O meglio ancora moltiplicando l’offerta. Nella carissima Milano ci sono 97 mila alloggi sfitti. A Roma, a Firenze, a Napoli ci sono decine di caserme dismesse, fabbriche abbandonate, palazzi vuoti da ristrutturare. Davvero a nessuno viene in mente cosa farne? Le case per studenti in Europa sono merce ordinaria. Da noi un privilegio.

Accanto alla valanga delle tende, si è aggiunta quella persino comica dei politici. La battuta migliore l’ha detta uno specialista, Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e addirittura del Merito: «Se mancano le case, la colpa è dei sindaci di sinistra». A ruota è arrivato Matteo Salvini, dicastero delle Infrastrutture: «Faremo una Task Force dentro al ministero per le riqualificazioni urbane!». Ma si è dileguato quando lo hanno informato che la Task Force esiste già, da anni. Infine è arrivata Giorgia Meloni che, dopo avere cancellato 330 milioni di aiuti per gli affitti, ne ha annunciati 660. Anche se non subito, il prossimo anno. Tranquilli. Diceva il grande Montanelli che gli italiani hanno «la deplorevole tendenza a considerare già fatto quello che hanno soltanto detto». Chi ha un tetto sulla testa può anche credergli. Gli studenti in tenda un po’ meno.

Altri articoli di Vanity Fair che vi potrebbero interessare:

- Migranti, tensioni e incidenti all’ufficio immigrazione di Milano: «Una situazione indegna»

- Naufragio di Cutro, i sopravvissuti: «Tante volte abbiamo avuto paura di affondare»

- Crotone: sbarcati 500 migranti, la loro barca era in pessime condizioni

Per abbonarvi a Vanity Fair, cliccate qui.**