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Come combattere il vizio del fumo

Vizio del fumo

Una nuova ricerca ha identificato otto farmaci, già utilizzati con altre indicazioni, che potrebbero aiutare a combattere la dipendenza dal tabacco

Il fumo di sigaretta ha causato, solo nel 20° secolo, circa 100 milioni di decessi in tutto il mondo, e si prevede che in questo secolo ne causerà 1 miliardo. E' noto che un consumo continuativo di tabacco, sotto forma di sigarette, sigari e pipa, sia un fattore di rischio per diverse patologie. A tal proposito una nuova ricerca, pubblicata su The Lancet Public Health, ha dimostrato che il fumo è associato a ben 56 diverse malattie, tra cardiopatie, cui diversi tipi di cancro, ma anche altri tipi di patologie che colpiscono il cervello, il fegato, il pancreas, e persino gli occhi. Questo perchè una singola sigaretta contiene circa 4000 sostanze, tra cui molteplici tossiche e irritanti per l’organismo e, almeno 40 con potere cancerogeno. Smettere di fumare è, dunque, fondamentale per salvaguardare la propria salute ma anche quella di chi sta accanto (il fumo passivo sembra essere dannoso quasi quanto quello attivo).

Spezzare la dipendenza dal tabacco è possibile, anche da soli (secondo i dati ISTAT il 90% degli ex fumatori ha smesso senza bisogno di aiuto, ma provando in media 6 volte), tuttavia con il supporto di specialisti le probabilità di successo aumentano notevolmente. Oltre al sostegno psicologico, sono disponibili anche terapie farmacologiche che aiutano ad alleviare i sintomi di astinenza, come la terapia con i sostitutivi della Nicotina (NRT), il Bupropione, la Vareniclina e la Citisina. Ora un nuovo studio condotto dai ricercatori del Penn State College of Medicine e dell'Università del Minnesota, ha identificato altri otto farmaci, utilizzati già con altre indicazioni, e quindi in commercio, che potrebbero essere riutilizzati per favorire la disassuefazione. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Genetics.

Predisposizione genetica e dipendenza dal tabacco

I ricercatori della Penn State avevano già scoperto in un precedente studio che le persone con determinati geni avevano maggiori probabilità di diventare dipendenti dal tabacco. Ciò significa che anche la genetica, e non solo i comportamenti del fumo, giocano un ruolo nella dipendenza da questa sostanza. In questo nuovo studio, i ricercatori hanno sviluppato, con la collaborazione di altri 70 scienziati, un nuovo metodo di apprendimento automatico, e analizzato i dati genetici di oltre 1,3 milioni di persone (che includono dati specifici sulla genetica di una persona e sui suoi comportamenti di fumo auto-segnalati). Il metodo ha considerato di identificare più di 400 geni correlati al comportamento del fumo.

Come la nicotina alimenta il circuito del piacere

Dal momento che una persona può avere migliaia di geni, i ricercatori hanno dovuto determinare come alcuni di questi sono collegati al comportamento del fumo. I geni che portano le istruzioni per la produzione dei recettori della nicotina o sono coinvolti nella segnalazione dell'ormone dopamina (che fa sentire le persone rilassate e felici) avevano connessioni facili da capire. La nicotina si lega, infatti, ai recettori nicotinici a livello neuronale (un pò come una spina quando si attacca alla propria presa), agisce sul sistema dopaminergico mesolimbico (il circuito del piacere) e provoca un aumento del livello del neurotrasmettitore dopamina (responsabile della sensazione di gratificazione e appagamento). Per i restanti geni, il team ha dovuto determinare il ruolo che ciascuno svolge nei percorsi biologici e, utilizzando tali informazioni, ha capito quali farmaci sono in grado di invertire questi percorsi.

Identificati otto farmaci che aiutano a smettere di fumare

I ricercatori hanno identificato almeno otto farmaci che potrebbero essere riutilizzati per smettere di fumare, come il destrometorfano, comunemente usato per trattare la tosse causata da raffreddore e influenza, e la galantamina, usata per trattare il morbo di Alzheimer. "Alcuni dei farmaci - ha affermato Dajiang Liu, co-autore dello studio - che abbiamo identificato sono già stati testati in studi clinici per la loro capacità di aiutare i fumatori a smettere, ma ci sono ancora altri possibili candidati che potrebbero essere esplorati in ricerche future". 

"Il riutilizzo di farmaci utilizzando grandi dati biomedici e metodi di apprendimento automatico - hanno dichiarato gli autori - può far risparmiare denaro, tempo e risorse. Migliorare l'accuratezza dei modelli di apprendimento automatico potrà consentire identificare le persone a rischio di abuso di droghe e determinare potenziali percorsi biologici che possono essere presi di mira per trattamenti utili".

I vantaggi dello smettere di fumare

Come riporta il sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, smettere di fumare porta all'organismo una serie di vantaggi immediati e a lungo termine a tutti i fumatori:

  • entro 20 minuti rallenta il battito cardiaco e cala la pressione del sangue;
  • dopo 12 ore il livello di monossido di carbonio nel sangue torna alla normalità;
  • dalle 2 alle 12 settimane la circolazione migliora e aumenta la funzionalità polmonare;
  •  da 1 a 9 mesi dopo avere smesso, migliorano tosse e respiro corto;
  • dopo 1 anno il rischio di malattia coronarica è dimezzato rispetto a quello di un fumatore;
  • da 5 a 15 anni dopo avere smesso, il rischio di ictus si riduce al pari di quello di un non fumatore;
  • dopo 10 anni il rischio di tumore al polmone diventa la metà di quello di un fumatore e diminuiscono i rischi di tumori della bocca, della gola, dell'esofago, della vescica, della cervice uterina e del pancreas;
  • dopo 15 anni il rischio di cardiopatia coronarica è simile a quello di chi non ha mai fumato.

A qualsiasi età vale la pena smettere

A qualunque età si può beneficiare dello smettere di fumare. Rispetto a coloro che continuano a fumare:

  • a 30 anni si guadagnano circa 10 anni di aspettativa di vita;
  • a 40 anni, 9 anni di aspettativa di vita in più;
  • a 50 anni, 6 anni di vita in più;
  • a 60 anni, 3 anni di aspettativa di vita in più;
  • chi ha avuto un attacco di cuore e smette di fumare riduce del 50% le possibilità di avere un secondo infarto.

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