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Distretto ceramica sassolese, Già spenti i primi forni

Prezzo del gas e materie prime costringono a fermi produttivi Gli effetti della guerra in Ucraina sono devastanti per un settore che aveva saputo riprendersi dai disastri della pandemia poi nell’autunno scorso aveva subito, sapendo anche reggerli, gli aumenti dei costi di gas e materie prime ma ora rischia di crollare in ginocchio.

SASSUOLO È come se un tornado si fosse abbattuto sul distretto ceramico sassolese e reggiano.

Gli effetti della guerra in Ucraina sono devastanti per un settore che aveva saputo riprendersi dai disastri della pandemia poi nell’autunno scorso aveva subito, sapendo anche reggerli, gli aumenti dei costi di gas e materie prime ma ora rischia di crollare in ginocchio.



Il conflitto coinvolge due Paesi fondamentali per il settore ceramico: dall’Ucraina provengono materie prime basilari come le argille che danno corpo alle piastrelle, dalla Russia proviene il gas, soprattutto metano, necessario per una delle produzioni più energivore in ambito industriale.

Alcune aziende già da qualche tempo erano state costrette a ricorrere alla cassa integrazione per una parte degli addetti, o comunque a rotazione, per fare fronte a inevitabili cali produttivi. Ma la giornata di lunedì, con i prezzi del gas schizzati attorno ai 300 dollari, quindi triplicati rispetto a non molto tempo fa, hanno gettato nello sconforto l’intero settore e le conseguenze cominciano già materialmente a vedersi.

Una situazione da cui emerge la differenza tra i colossi del settore e i produttorio medio-piccoli, che stanno soffrendo molto di più.

Le grandi aziende ceramiche come Marazzi, Iris, Granitifiandre, Florim per il momento possono fare affidamento sulle scorte di argille che, secondo gli addetti ai lavori, dovrebbero garantire l’approvvigionamento per un paio di mesi.

Diversa la situazione per tante altre realtà del settore, che ora sono già costrette a prendere provvedimenti.

Un esempio significativo viene dal Gruppo Abk di Finale, che già da tempo aveva fatto ricorso alla cassa integrazione per la riduzione della produzione: ora è stata decisa la chiusura di almeno un forno, al momento per due settimane. E questo comporterà un incremento degli ammortizzatori sociali. Ma non si può escludere, e questa è una considerazione che accomuna tutte le aziende ceramiche, che nelle prossime settimane le scelte in questa direzione possono subire un’accelerazione se non ci sarà un miglioramento sia per le materie prime sia per i costi del gas. Le difficoltà di Abk coinvolgono anche Gardenia, che fa parte del Gruppo e sta vivendo problemi analoghi.

A quanto risulta con ragionevole sicurezza anche un’azienda di notevoli dimensioni come Atlas Concorde per il momento non fa ricorso a fermi produttivi e nemmeno a riduzioni: anche per le prossime settimane lo scenario non dovrebbe mutare poi è ovvio che se, per usare una iperbole, i prezzi del gas dovessero balzare a mille dollari diventerebbe inevitabile anche il coinvolgimento di realtà di questo tipo.

Da Panariagroup viene chiarito che alla luce delle ultime quotazioni dei prezzi del gas la produzione è diventata oggettivamente insostenibile e per questo l’azienda si sta predisponendo alla chiusura temporanea, che si spera possa essere per il tempo più breve possibile. Di fatto già nella giornata di lunedì operai della sede di Finale sono stati avvisati che la produzione si fermava: quindi si può già parlare di chiusura effettiva, che fra l’altro riguarda anche lo stabilimento di Toano. Si parla di fermo produttivo e non dal punto di vista commerciale. È già stata aperta la procedura per la cassa integrazione, anche se per ora non è stata attivata.

Lavoratori in cassa integrazione erano già da tempo in Sichenia, azienda che aveva effettuato investimenti per risalire da fasi complesse: a breve anche questa azienda affronterà materialmente le verifiche sindacali per gli ammortizzatori sociali che deriveranno da fermi produttivi.

Altre aziende importanti, che producono tanto in territorio sassolese quanto in quello reggiano, hanno già deciso chiusure: dalla Ricchetti al Gruppo Fincibec, che comprende Monocibec.

Chiusure anche sul fronte reggiano del distretto ceramico: da Cotto Petrus ad Antica Ceramica Rubiera, Saxa Gres e Serenissima Casalgrande sono stati decisi fermi produttivi e chiusure degli stabilimenti.