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Diventare Alice, le violenze contro Bruna donna trans massacrata a Milano. Com'è possibile che accadano queste cose?

Personalmente sono felice quando vedo i poliziotti per le strade. Amo le Forze dell’ordine, per tutto il lavoro prezioso che fanno per noi: ma, proprio per questo, ho provato dolore e smarrimento nel vedere le immagini della brutale violenza con cui alcuni agenti della Polizia locale di Milano hanno sopraffatto una “donna trans” in stato di fermo.

Naturalmente non entro nel merito della questione. La Procura accerterà i fatti. Ma dinanzi a un episodio simile, non possiamo non porci delle domande. Come sarebbero andate le cose se, ad essere fermata, fosse stata una donna cis, invece che una donna trans?

Non ricordo di aver mai visto, nelle immagini dei telegiornali o sul web, un simile accanimento nei confronti di un’appartenente al gentil sesso. A prescindere dal reato da lei commesso. Se a prendere quelle manganellate e quei calci, fosse stata una “donna” e non una “donna trans”, la gente sarebbe insorta, sarebbe successo un finimondo. In questo caso, invece, si ragiona con calma, si soppesa, si valuta, si adombrano addirittura “le ragioni” per cui gli agenti si sarebbero comportati con tanta ferocia.

«Avevo bevuto e fumato, ma non ho infastidito nessuno», si è difesa Bruna, questo il nome della ragazza, originaria di Fortaleza.

Ma andiamo un po’ più a fondo. Perché questa persona (vi va di chiamarla così?) era tanto agitata, e perché ha reagito con tanta veemenza all’arresto? Forse proprio per colpa della sua storia. Perché è una donna trans, una transgender, semplicemente una trans se volete, tutto, fuorché una donna. E infatti è usando simili espressioni che hanno titolato praticamente tutti i giornali.

Forse Bruna si trovava in quello stato di alterazione, proprio perché non ce la fa più a vivere in un mondo che non la riconosce. Forse si agita e annaspa perché annega nella solitudine, nel disprezzo, nell’emarginazione, nell’incomprensione (nella migliore delle ipotesi) da parte degli altri.

Pare che, mentre la portavano via in auto, Bruna si sia resa protagonista di tremendi atti di autolesionismo. Pare che si sia morsa una mano a sangue, per poi minacciare gli agenti di contagiarli col suo sangue infetto.

Praticamente, per tentare di salvarsi, ha accettato il suo ruolo di “mostro”, di infetta, di impura. Quel ruolo che tutti le affibbiano a priori.

«Non arriverete vivi a stasera, io sono pazza!», avrebbe gridato. Ma a me non sembrano le parole di una criminale. Mi sembrano invece quelle di una persona naufragata nella disperazione, terrorizzata fino al delirio dalla claustrofobia dell’automobile che la sta portando forse verso il carcere.

Alla fine “la trans” è riuscita davvero a uscire dall’auto, rischiando di rompersi l’osso del collo: e allora è stata braccata come una bestia. Manganellata, atterrata, accecata con lo spray al peperoncino, presa a calci mentre era a terra, e poi manganellata ancora: alla testa. Infine, vinta e umiliata, è stata ammanettata e portata via.

Sono scene che farebbero orrore anche in un macello comunale, scene che non vorrei mai più rivedere. Così come non vorrei più vedere certi titoli di giornale.

La Procura accerterà i fatti, ma quello che tutti abbiamo visto resta: e le immagini raccontano l’orrore di una donna inerme, che viene massacrata di botte.

Amo poliziotti che arrestano i trasgressori della Legge. Ma mi auguro che non vedremo mai in Italia qualcosa che nemmeno vagamente possa rassomigliare alla polizia morale iraniana e vedere arrestare invece i trasgressori della loro idea di pubblica decenza.

Diventare Alice le violenze contro Bruna donna trans massacrata a Milano. Com'è possibile che accadano queste cose

Alice è autrice del libro Un'Alice come un'altra, Giunti Editore

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