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Dopo oltre 50 anni da consigliere Sat, l'alense Paolo Trainotti passa il testimone: "Così ho potuto scoprire quelle montagne che, con curiosità, osservavo da bambino"

ALA. C'era una volta un bambino che, seduto sul davanzale di una finestra, si interrogava sull'orizzonte. È l'incipit (rivisitato ndr) d'una fiaba per i più piccoli ma anche della storia dell'alense Paolo Trainotti, "entrato in Sat nel 1971 per curiosità - anticipa l'uomo a Il Dolomiti -. Volevo sapere cosa ci fosse al di là del Carega, del Vignola e del Monte Corno". 

"Mi ha mosso la curiosità: da bambino, osservavo sempre le montagne intorno ad Ala dalla finestra di casa mia - rivela Trainotti -. La mia passione per le esperienze in quota ha preso così il via, a partire dalle escursioni sui sentieri del territorio, fino ad arrivare a una gita sulle Dolomiti di Brenta accanto a un ragazzo più grande di me, che mi aveva portato sul Campanil Basso, dove è nato invece il mio amore per la scalata".

Aveva 23 anni allora, Paolo, quando nel 1971 scopriva un nuovo modo d'approdare in montagna: "Mi iscrissi subito alla Sat e feci i 'corsi roccia', iniziando a scalare tutte le vette possibili: dalle Torri del Vajolet alle Torri del Sella e così via - sottolinea -. Tutte arrampicate classiche, perché le cose estreme non mi hanno mai allettato. In particolare, amavo guglie e spigoli", prosegue l'alense classe 1950.

Nel 1972, un anno più tardi, Trainotti entrava ufficialmente a far parte del consiglio della Sat di Ala, nel quale rimarrà fino a venerdì 10 febbraio 2023, testimone d'oltre mezzo secolo di storia. Avventure che si sono andate a sommare alle esperienze collezionate nel Soccorso alpino: "Sempre nel '72 sono entrato nel Soccorso alpino, stazione di Ala, nel quale ho operato per ben 42 anni (13 dei quali in qualità di capostazione ndr)", continuando a portare avanti non soltanto una passione 'innata' ma anche la voglia di prodigarsi per il prossimo, "arrivando a salvare molte vite".

"Due sono gli interventi in particolare che mi sono rimasti nel cuore - confessa il soccorritore oggi in pensione -. Il primo è avvenuto molti anni fa, quando ancora non c'erano i cellulari: una comitiva di escursionisti tedeschi era partita dal rifugio Chierego, sul Baldo, alla volta della funivia di Malcesine - ricorda -. Era la notte fra Pasqua e Pasquetta e c'era ancora molta neve: i turisti non erano ben vestiti né tantomeno attrezzati e, una di loro, è infatti finita per cadere per 300 metri in un canalone".

Un uomo, parte del gruppo, era riuscito tuttavia a raggiungere la funivia (che distava un paio d'ore a piedi dal luogo dell'incidente ndr) riuscendo infine ad allertare i soccorsi, "in tempi in cui gli smartphone ancora non c'erano - fa notare Trainotti -. Nonostante il vento fortissimo e una temperatura pari a 15 gradi sotto lo zero, siamo riusciti a salvare tutti: la donna che era caduta, dopo essere guarita, per anni a Pasqua ci ha mandato 'due righe', ricordando quella terribile notte in cui, a detta sua, è nata per la seconda volta".

Nono sono mancati nel tempo momenti connotati da paura e fiato sospeso, ma anche interventi "molto più semplici, quando per esempio ci capitava di andare a 'recuperare' gruppetti di scout che si perdevano nel bosco e che ci contattavano sul fare della sera chiedendoci una mano - spiega ancora il consigliere della Sat di Ala -. Il secondo momento che mi è rimasto impresso è avvenuto in Lessinia, quando abbiamo trovato un uomo in una 'voragine' profonda 15 metri, dalla quale si passava soltanto stando dritti in piedi".

"Allora non c'erano tutte le tecnologie che ci sono oggi e quindi ci eravamo dovuto ingegnare non poco per salvarlo: avevamo calato una barella in verticale sulla quale abbiamo legato l'escursionista, infine recuperata da 10 o 12 soccorritori che insieme la tiravano su con una corda. Alla fine, fortunatamente, anche quell'uomo si era salvato, soprattutto grazie al fatto che era in montagna con un amico, altrimenti sarebbe stato impossibile intercettarlo". 

Una vita al servizio delle persone e delle sue montagne, quella di Paolo Trainotti che porterà sempre nel cuore anche un indicibile amore per la 'sua' Sat, associazione che gli ha consentito di scoprire cosa ci fosse al di là dei monti che cingono Ala: "Ho lavorato alla costruzione di Capanna Sinel, inaugurata nel 1982. Lo scorso anno, ai festeggiamenti per i 40 anni della struttura ero inevitabilmente in prima linea - conclude l'oggi 72enne -. Per me la Sat è sempre stata motivo di orgoglio e, quella tesserina che ho sempre gelosamente custodito nel taschino, continuerà a rimanere con me in nome dell'appartenenza a una realtà che, sebbene non più da consigliere, continuerò a frequentare".