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Il ritorno di Trump sulla scena mondiale

A Novembre di sette anni fa, Napoli celebrò il neo presidente Usa Donald Trump; la sua sagoma accolse gli invitati con i pollici in alto, il ciuffo ribelle, l’ aria sicura. In poche ore nel presidio diplomatico americano più antico d’Italia si è girato pagina. E’ la legge della democrazia e del voto: da allora il presidente degli Stati Uniti fu un repubblicano, i democratici uscirono con le ossa rotte, Hillary Clinton in testa. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e la cronaca diplomatica oggi presenta umori contrastanti soprattutto in Italia, e a Napoli, dopo l’insediamento del nuovo console Usa Tracy Roberts Pounds, democratica ovviamente.

Molti affermano, adesso che stiamo in prossimità delle elezioni di metà mandato in Usa, che una futura vittoria di Trump scongiurerebbe una terza guerra mondiale con tutte le sue rovinose conseguenze, perché al di là di tante cose, distoglierebbe definitivamente l’attenzione dall’Europa per rivolgerla al calmiere interno che detta crisi un po’ simile a quella che stiamo conoscendo dalle nostre parti.

Trump divenne popolare a Napoli e troneggiò anche nel presepe napoletano. Donald Trump  divenne in poco tempo un pastore del presepe per mano dell’artigiano Marco Ferrigno e di Genny Di Virgilio. Giacca nera, camicia bianca e cravatta rossa: la statuina alta circa 30 centimetri fu già in mostra in via San Gregorio Armeno, e nella  versione ‘ Di Virgilio ‘ il neo presidente degli Stati Uniti da un lato stringeva un cornetto portafortuna, dall’altro la bandiera a stelle e strisce. Nel tempo le cose sono cambiate nel mondo ma non a Napoli, e quei calici in alto, come vuole il rito, per festeggiare Trump si abbassarono inesorabilmente per nascondersi con l’evento di Capitol Hill e poi venne la guerra, una guerra che Trump non ha mai voluto anche senza tifare Putin, una guerra che ha attirata da tutto il mondo antipatie per Biden giungendo al paradosso: se egli fu affiancato a Obama perché si temeva che il primo presidente di colore ne combinasse di cotte e di crude, adesso è Obama a comparire nelle manifestazioni democratiche per eludere quell’aspetto di negatività e di colpevolezza che il bianco volto di Biden presenta negli eventi politici coevi che la tv sta trasmettendo.

Forse sarà esagerato affermare che Trump potrebbe salvare il mondo, ma molte volte è il paradosso che vince, specialmente quando gli interessi Usa sono lontani dall’Europa e dal nostro Paese, al punto che tra gadget elettorali variopinti, spillette, cappelli di cartone, bandierine di plastica, adesivi, cornetti ed espresso italiano, nasconderebbero ogni perplessità sulla scelta e si giungerebbe finalmente alla convinzione che le vie della pace spesso sono sono una sorpresa, specialmente quando quelle classiche, sono dei percorsi per niente diplomatici, interrotti dalla demenza che attraversa questo mondo.