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In barca dal lago di Garda a Venezia, il progetto dell’idrovia da 200 milioni di euro. Mantova chiama Trento: “Se c’è condivisione possiamo superare gli ostacoli”

RIVA DEL GARDA. Una via d’acqua in grado di collegare Riva del Garda, in Trentino, e Venezia sull’Adriatico: è questa l’ultima suggestione legata ai fondi del Piano nazionale ripresa resilienza (Pnrr). Il progetto, che gode del sostegno della Provincia di Mantova (e vede coinvolta nella progettazione la Technital Spa di Verona), è stato promosso dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e si inserisce nel più complesso sistema idroviario padano-veneto.

L’idea di per sé non è nuova. Di un collegamento Garda-Adriatico si parla da tempo ma il progetto dal titolo “Rinaturazione del fiume Mincio per la riqualificazione ambientale, paesaggistica, idraulica, idroviaria e sociale da Mantova a Peschiera del Garda” è stato riesumato proprio per la possibilità di usufruire dei fondi del Pnrr. Non a caso, perché si stimano costi che si aggirano attorno ai 200 milioni di euro. Lo scorso gennaio invece, l’idrovia Garda-Venezia è stata citata durante l’assemblea generale della Comunità del Garda all’interno della relazione dalla presidente Mariastella Gelmini.

Ma cosa prevede nel concreto questo progetto? Innanzitutto va specificato che quella attuale è una versione del progetto che è già stata rivista e migliorata rispetto a quella presentata in passato. Ad ogni modo, nel corso del tempo il fiume Mincio (unico emissario del lago di Garda) ha subito pesanti interventi da parte dell’uomo. Negli anni sono state costruite numerose opere per difendere la pianura dalle piene, questi manufatti però hanno snaturato il fiume che ha perso molti dei suoi ambienti naturali. Canali e sbarramenti hanno danneggiato la biodiversità del corso d’acqua.

Ora con i fondi del Pnrr si vogliono demolire le opere in calcestruzzo sostituendole con manufatti più sostenibili. Per esempio si punta a togliere le vecchie briglie, pensate per limitare l’erosione del fondale, per posizionare delle soglie mobili, meno impattanti anche dal punto di vista paesaggistico. In questo modo si pensa di poter ripristinare il profilo idraulico alle quote originarie del fiume, ricostruendone almeno parzialmente il percorso naturale e ricostituendo l’ambiente perduto con la rettifica e le opere artificiali.

Secondo l’Ufficio Servizio porti e navigazioni della Provincia di Mantova, grazie all’innalzamento del livello del fiume previsto dal progetto, l’ambiente circostante ne gioverà ma al contempo sarà possibile permettere il transito delle piccole imbarcazioni. Nel progetto si parla di mini-traghetti alimentati con pannelli fotovoltaici ma anche di piccole centrali idroelettriche in grado di sfruttare i salti dell’acqua all’altezza delle opere idrauliche. Stando a quanto emergerebbe da uno studio elaborato da Technital, l’idrovia sarebbe navigabile facendo affidamento soltanto sul deflusso minimo vitale del Mincio, quindi, osservano dagli uffici tecnici della Provincia di Mantova, “senza togliere un metro cubo d’acqua al lago di Garda”.

Il corridoio navigabile che si verrebbe a creare sarebbe collegato al sistema idroviario padano-veneto che a sua volta sfocia nell’Adriatico. Inoltre sono previsti una serie di percorsi ciclabili che, diramandosi dal Mincio, collegano i piccoli centri dell’entroterra con un occhio di riguardo alle tappe del Risorgimento italiano. Il tutto è visto in un’ottica di turismo sostenibile in grado di coinvolgere un bacino d’utenza di tre regioni: Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige (ma si guarda pure all’Emilia-Romagna); e ben 13 comuni fra cui Peschiera del Garda e Mantova che svolgerebbero un ruolo centrale nell’idrovia.

“Si tratta di un’ipotesi affascinante e romantica – commenta Gianni Morandi, sindaco di Nago-Torbole – ma la sua realizzazione è senz’altro complicata”. Il primo cittadino del comune trentino non manca di citare i problemi legati alla siccità che ha recentemente colpito sia il fiume Po che il lago di Garda. “Tutto va contestualizzato, attendiamo che si arrivi a un vero studio di fattibilità – prosegue Morandi – però non sono contrario, anzi la trovo un’idea interessante nonostante le difficoltà che si incontreranno”.

Decisamente più scettico Filippo Gavazzoni, assessore del comune di Peschiera del Garda con deleghe a turismo, tutela del lago e portualità, nonché vicepresidente della Comunità del Garda. “Il progetto – attacca l’assessore – non ha tenuto conto del problema dei ponti di Peschiera e nemmeno del fatto che al momento non esistono strutture in grado di accogliere una navigazione commerciale e turistica di massa”.

In seno alla Comunità del Garda era stata chiesta un’assemblea ad hoc per approfondire questo progetto, al momento però non è ancora stata fissata una data e non è nemmeno chiaro se mai ci sarà l’occasione per discuterne. Gavazzoni comunque è inamovibile: “Non crediamo che questo progetto sia positivo per il Garda, il futuro del lago è quello di avere meno imbarcazioni. Peraltro vogliamo che il tratto del Mincio rimanga libero dalla navigazione a esclusione dei frontisti”.

È proprio per via delle rimostranze di alcune amministrazioni che il progetto dell’idrovia è stato rivisto e in un certo senso sembrerebbe essersi arenato. La proposta originaria prevedeva la realizzazione di un ponte girevole nella zona di Porta Verona a Peschiera ma anche quest’ipotesi è stata scartata perché, secondo i detrattori, avrebbe potuto provocare ingorghi al traffico. Così nell’ultima stesura del progetto le imbarcazioni si dovranno fermare prima di arrivare al lago, in prossimità del casello autostradale a meno di due chilometri dal Garda.

O il percorso arriva al lago di Garda oppure non ha senso portare avanti l’idrovia” la replica di Carlo Bottani, presidente della Provincia di Mantova. In altre parole per Bottani se le imbarcazioni non potranno navigare da Mantova fino a Riva del Garda il progetto ne uscirebbe fortemente ridimensionato. Anche per questo, prima di tornare alla carica, si è deciso di attendere le elezioni Regionali in Lombardia. “Questa iniziativa è stata condivisa e verificata all’interno di un processo partecipato, ora puntiamo a superare gli ostacoli di Peschiera che giustamente l’amministrazione comunale ha messo sul tavolo”.

Per Bottani infatti, fermarsi prima di raggiungere il lago non è un buon compromesso, per questo la palla viene passata anche ai colleghi. “Ne discuteremo con i presidenti di Lombardia, Veneto e Trentino, assieme ai nostri parlamentari e assessori regionali. La necessità di collegare idealmente Riva del Garda e Venezia deve essere condivisa a tutti i livelli, se ciò non dovesse avvenire – conclude il presidente della Provincia di Mantova – allora abbandoneremo il progetto dell’idrovia e ci concentreremo sulla rinaturazione del Mincio o quella del Po”. Sulla politica però incombono le scadenze imposte dal Pnrr (che prevede che tutti i progetti finanziati siano conclusi entro il 2026), per i tecnici si può fare ma il tempo indubbiamente stringe.