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“L’intelligenza artificiale può far scrivere a Bob Dylan una canzone sul Trentino”, Bindi: “Questi software si evolvono rapidamente, il problema etico si pone sicuramente”

A destra una foto realizzata da Alessandro Ghezzer con l’intelligenza artificiale: Bob Dylan e sullo sfondo le Dolomiti di Brenta. A sinistra una foto del vero Bob Dylan

TRENTO. Sapevate che Bob Dylan aveva scritto una canzone sul Trentino? No, perché ovviamente non lo ha mai fatto ma un’intelligenza artificiale può riuscirci imitando lo stile del cantautore statunitense. Certo, il risultato forse non è ancora dei migliori ma questa tecnologia ha margini di miglioramento tanto grandi quanto rapidi, oltre a innumerevoli campi d’applicazione.

Per provare a spiegare in parole molto semplici cosa sia l’intelligenza artificiale si potrebbe dire che è una tecnologia informatica che simula l’intelligenza umana consentendo di implementare alcuni strumenti (come macchinari o sistemi informatici) con caratteristiche che vengono associate al comportamento o al pensiero degli esseri umani. Per dare un’idea di quanto sia in espansione questo settore basti sapere che secondo alcune stime entro il 2025 gli investimenti in questa tecnologia raggiungeranno i 150 miliardi di dollari.

“L’intelligenza artificiale – sottolinea Francesco Bindi, formatore, divulgatore informatico e insegnante a Predazzo – può andare a governare quei sistemi utilizzati dalle aziende per rispondere automaticamente alle richieste degli utenti passando per i software che generano immagini o hanno la possibilità di intrattenere conversazioni con persone fisiche. Le applicazioni di questa tecnologia, che in questi giorni sta spopolando in rete, sono infinite”.

Il problema è che alcuni software sollevano dei dilemmi etici. Alcuni studi hanno dimostrato che molte persone non riescono a distinguere un testo generato da un’intelligenza artificiale da uno scritto da un essere umano. Altri problemi riguardano i diritti d’autore sulle foto che alcuni sistemi sfruttano per generare delle nuove immagini. A questo si aggiungono i rischi sull’autenticità di eventuali fotografie. In questo senso il divulgatore informatico cita anche le Tre leggi della robotica ideate dallo scrittore di fantascienza, Isaac Asimov: “Questi precetti hanno anticipato i dilemmi etici che oggi ruotano attorno all’intelligenza artificiale”.

“Rispetto a due settimane fa alcuni di questi software si sono già molto evoluti”, osserva Bindi. “In pochi secondi posso far elaborare una poesia di Dante dedicata a Trento anche se in realtà non è mai stata scritta. Ho chiesto di tradurre un testo in lingua mòchena e il software lo ha trascritto in dialetto trentino, mentre prima non sarebbe riuscito. Questo è un segnale che sta incrementando il suo bagaglio di conoscenze”.

Un altro esempio? “Prendiamo uno studente che deve fare una ricerca. Un tempo avrebbe potuto copiarne una da internet, rubando il lavoro altrui con il rischio di essere facilmente scoperto. Ora potrebbe servirsi di un’intelligenza artificiale ottenendo un elaborato che di fatto non è stato scritto da nessuno. La sostanza però non cambia, semplicemente sarà l’intelligenza artificiale a fare il lavoro sporco rubando e rimescolando altre ricerche trovate in rete”.

A preoccupare soprattutto è la rapidissima evoluzione di questi sistemi. “Siamo di fronte a uno spartiacque – conclude Bindi – e il problema etico si pone sicuramente. Con la possibilità di avere risposte predittive grazie agli algoritmi è possibile conoscere ciò che più interessa alle persone e come consumatore e utente politico l’intelligenza artificiale può capire i miei interessi e agire di conseguenza, un po’ come già succede per le pubblicità di Amazon e Google”.