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La Banca d’Italia fa a pezzi la Manovra. Ma il Governo fa spallucce

Prima Confindustria e sindacati, poi la Corte dei Conti e la Banca d’Italia. Questa prima Manovra del governo Meloni scontenta tutti. Flat tax, esenzione dall’uso del Pos fino a una certa soglia, condono, innalzamento del tetto all’uso del contante, attacco al Reddito di cittadinanza.

CAMERA, DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE, DIBATTITO E VOTO DI FIDUCIA AL GOVERNO MELONI

Prima Confindustria e sindacati, poi Corte dei Conti e Banca d’Italia. La prima Manovra del governo Meloni scontenta tutti

Molte le misure finite nell’occhio del ciclone di un provvedimento considerato privo di direzione e con misure parziali e timide che non solo peccano di mancanza di visione ma che per esempio sono in contrasto anche con gli impegni presi dall’Italia nel Pnrr. Fabrizio Balassone, capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia, è stato ascoltato dalle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato che stanno portando avanti le audizioni sulla Manovra.

Un’audizione a dir il vero non troppo partecipata: a sentire Balassone c’erano appena sette parlamentari (quattro in presenza e tre collegati da remoto) sui 53 in totale che fanno parte dei due organismi parlamentari. Ma le critiche fanno presa tanto che il centrodestra ingaggia a distanza un duello con via Nazionale.

La Flat tax crea disparità di trattamento tra autonomi e dipendenti

La prima sferzante critica di Balassone riguarda la tassa piatta – o Flat tax – che crea disparità di trattamento tra autonomi e dipendenti. “La sussistenza di regimi fiscali eccessivamente differenziati tra differenti tipologie di lavoratori pone anche un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare in modo ingiustificatamente dissimile individui con la stessa capacità contributiva”, denuncia.

Inoltre, in un periodo di inflazione elevata la coesistenza di un regime a tassa piatta, come quello forfettario, e di un regime soggetto alla progressività, come quello dell’Irpef, comporta un’ulteriore penalizzazione per i redditi sottoposti a quest’ultimo in quanto gli eventuali adeguamenti delle retribuzioni alla maggiore inflazione comporteranno una quota più ampia di reddito assoggettata ad aliquota marginale più elevata, cui invece i contribuenti del regime forfettario non sono sottoposti. Non solo.

La tassa piatta può favorire anche comportamenti non virtuosi sul fronte dell’evasione. Anche limitandosi all’area del reddito di impresa o da lavoro autonomo, il regime decisamente più favorevole garantito al di sotto di determinate soglie di giro d’affari può condurre, come le prime evidenze empiriche mostrano, a scelte organizzative subottimali e incentivare l’evasione per evitare l’aggravio fiscale in cui si incorre al superamento delle stesse.

La pace fiscale potrebbe avere un effetto negativo sul rispetto delle norme tributarie da parte dei contribuenti

E ci sono altre misure che direttamente Banca d’Italia mette sul banco degli imputati perché colpevoli di favorire chi non paga le tasse. Le norme del governo per risolvere il contenzioso col Fisco, secondo Banca d’Italia, “possono avere un effetto negativo sul rispetto delle norme tributarie da parte dei contribuenti”. Ancora più tranchant il giudizio sull’innalzamento del tetto all’uso del contante, unito al limite, pari a 60 euro, al di sotto del quale non si applicherebbero le sanzioni per gli esercenti che non accettano mezzi di pagamento elettronici.

Soglie più alte di contante favoriscono l’economia sommersa

I limiti all’uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione. In particolare, negli ultimi anni sono emersi studi – anche condotti dalla Banca d’Italia – che suggeriscono che soglie più alte favoriscono l’economia sommersa; c’è inoltre evidenza che l’uso dei pagamenti elettronici, permettendo il tracciamento delle transazioni, ridurrebbe l’evasione fiscale.

Obiettivo quest’ultimo che, ricorda via Nazionale, è un impegno ribadito dall’Italia nel Pnrr con la definizione di efficaci sanzioni amministrative in caso di rifiuto dei fornitori privati di accettare pagamenti elettronici. Per concludere che “le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di alcuni istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Piano nazionale di ripresa e resilienza e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale”.

Peraltro stime della Banca d’Italia indicano che, per gli esercenti, il costo del contante in percentuale dell’importo della transazione è superiore a quello delle carte di debito e credito.

Fazzolari: “Bankitalia è partecipata da banche private”

Per il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari “Bankitalia è partecipata da banche private, è una istituzione che ha una visione, legittimamente, e questa visione fa sì che reputi più opportuno che non ci sia più di fatto utilizzo di denaro contante”. Parole che indignano le opposizioni tanto che più tardi fonti di governo precisano che Fazzolari non intendeva mettere in discussione l’autonomia della Banca d’Italia.

Ma ci pensa il vicepremier e ministro Antonio Tajani a rinfocolare la polemica, derubricando l’opinione di Balassone, nonostante questi abbia citato studi fatti dalla Banca d’Italia a sostegno delle tesi esposte sul contante, a “un’ipotesi di un dirigente della Banca d’Italia”, pari alle altre. Sebbene l’Ufficio parlamentare di bilancio, qualche ora più tardi, confermi tutte le tesi di Bankitalia.

Per Bankitalia il Reddito di cittadinanza è una tappa significativa nell’ammodernamento del nostro sistema di welfare

Via Nazionale accende un faro pure sulle modifiche al Reddito di cittadinanza. L’introduzione del Reddito, sostiene, ha rappresentato una tappa significativa nell’ammodernamento del nostro sistema di welfare. In questi anni il sussidio ha contribuito dapprima a contenere gli effetti negativi dell’epidemia di Covid sul reddito disponibile delle famiglie più fragili e poi a sostenerne il potere d’acquisto, particolarmente colpito dal recente shock inflazionistico.

Certo la misura, non nasconde Balassone, presenta elementi critici per lo più legati alla duplice natura dello strumento, che è al contempo misura assistenziale e di politica attiva per l’accompagnamento e il reinserimento dei beneficiari nel mondo del lavoro. Ma smantellarla, pare suggerire via Nazionale, appare rischioso. Nell’attuazione delle misure invita il governo a “prestare attenzione ai rischi di aumento dell’indigenza nelle aree dove il reddito di cittadinanza è più diffuso e il mercato del lavoro strutturalmente malfunzionante, aree già ora caratterizzate da tassi di povertà più elevati.

La riduzione delle mensilità di sussidio prevista per il 2023, destinata a nuclei individuati in base all’età e alle condizioni di salute, potrebbe riguardare anche nuclei familiari difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro, per di più in un contesto di rallentamento dell’economia e con un costo della vita in significativo aumento”.

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