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"Lasciateci i soldi delle tessere". Circoli Pd: "altrimenti chiudiamo"

TRAVAGLI DEMOCRATICI

Appello del segretario di Torino Mazzù al Nazareno. Va bene la militanza ma senza fondi non si fa attività politica. Tesseramento a rilento: ha rinnovato solo un iscritto su tre. C'è tempo fino a febbraio

Non sono solo le idee e i voti a mancare. Nel Pd che va a congresso mancano anche i soldi, quelli per tenere aperte le sezioni e garantire quel minimo sindacale di attività politica. Per questo il segretario di Torino Marcello Mazzù ha scritto a Enrico Letta per chiedere che «i proventi delle tessere cartacee, cioè il 50 per cento di quelle emesse, rimangano ai circoli locali. Solo così possono sopravvivere e solo così il Pd potrà sopravvivere».

Dopo un inizio stentato, dovuto soprattutto alle difficoltà dei militanti con la tessera online, il tesseramento ha ripreso un po’ di vigore. Se fino a qualche settimana fa aveva rinnovato solo un iscritto su dieci “oggi siamo saliti al 35 per cento” fanno sapere dal partito subalpino. Se l’anno scorso gli iscritti erano 6mila, in questi giorni hanno superato quota 2mila e c’è tempo ancora fino a febbraio. Sono 82 i circoli del Pd e in ognuno in cui si è recato in questi giorni Mazzù s’è sentito dire le stesse cose: «C’è un unico, triste, comune denominatore che emerge in ogni incontro – spiega – il segretario locale quasi sempre esordisce dicendomi “siamo costretti a chiudere. Troppi costi, spese, burocrazia, troppa distanza tra il Pd nazionale e il territorio. Senza soldi non si va avanti e sono i soldi dei cittadini tesserati che si tesserano proprio per tenere il Circolo locale aperto. E ora ce li avete portati via”». Per Mazzù, dunque,«se non vogliamo perdere i nostri avamposti abbiamo bisogno di un federalismo democratico. I costi sono troppo alti – ribadisce – ci mancano le risorse economiche, non quelle umane. I militanti ci sono e sono pieni di energia, pieni di idee e proposte. Ma senza risorse economiche si può fare ben poco».

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