Economia
Manovra, il governo è a caccia di fondi. La pazza idea di vendere la concessione del Lotto
Il governo Meloni è alla disperata ricerca di denaro per finanziare la manovra. Le casse dello Stato sono vuote e serviranno almeno 20 miliardi per tenere fede ad almeno una parte delle tante promesse elettorali fatte. Per questo l'ultima idea dell'esecutivo è quella di mettere all'asta la concessione del gioco del Lotto. La premier - si legge su Il Messaggero - avrebbe deciso di anticipare già al 2024 l’asta per l’affidamento della raccolta del gioco oggi in mano al gruppo Igt tramite la controllata Lottoitalia. Sette anni fa, quando il consorzio guidato da Igt si assicurò la gestione del gioco fino al 2025, il governo bandì una gara con una base d’asta di 700 milioni. L’offerta finale fu di 770 milioni. Probabile che questa volta si parta da una cifra più alta, almeno 800 milioni, visto che negli anni la raccolta è aumentata. Ma molto dipenderà dal livello al quale sarà fissato l’aggio nel bando di gara, ossia la quota di raccolta che spetta al concessionario che attualmente è del 6 per cento.
La gara del Lotto dovrebbe permettere allo Stato di incassare già il prossimo anno almeno metà della cifra, dunque almeno 400 milioni, mentre l’altra metà dovrebbe essere versata nel 2025. Accanto alla gara del Lotto, che dovrebbe essere inserita direttamente nella Legge di Bilancio, ci saranno alcune misure che invece potrebbero essere anticipate con dei decreti delegati attuativi della delega fiscale del vice ministro all’Economia Maurizio Leo. La Commissione in materia di giochi ha consegnato, come tutte le altre, le sue conclusioni.
Ma in realtà - prosegue Il Messaggero - i documenti prodotti sarebbero due. Uno con i “princìpi” per la riforma e uno, predisposto dall’Amministrazione delle Dogane e dei Monopoli, con alcune misure più immediate. Il risultato è che nel decreto attuativo dei giochi dovrebbe trovare subito spazio la gara per le concessioni per la raccolta delle scommesse on line. Sarebbe stato deciso di assegnare i diritti di raccolta ad un prezzo "fisso" di 6 milioni di euro, senza mettere un tetto al numero di concessioni.
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