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Meglio ripartire da zero che non rimettere insieme i cocci

Potrà sembrare intempestivo trattare l’argomento in questo frangente più che drammatico ma, essendo certamente uno degli effetti più avvertiti del disastro economico in corso, sarà bene almeno provarci. L’ Europa, quindi anche l’Inghilterra, sta vivendo una forte contrazione economica che, fa un certo effetto esprimerlo, sta interessando anche i beni di prima necessità, probabilmente meglio sarebbe definirli generi di sopravvivenza.
Dalla fine dell’ultima guerra si aveva fondata ragione di credere che situazioni di gravi mancanze di derrate alimentari non si sarebbero più verificate. Quei pochi ancora presenti su questo mondo che hanno ancora lucidità per esporlo, ricordano gli strumenti che il governo dell’epoca mise in essere per attutire gli effetti di quelle carenze, quali la tessera annonaria, vero e proprio sistema di razionamento anche del cibo, i surrogati, improbabili sostitutivi dei prodotti provenienti dalle colonie e altri artifici del genere.
Come era prevedibile, in parallelo a quelle prescrizioni si sviluppò un sistema di commercio fuori legge, cioè di contrabbando, la cosiddetta Borsa Nera. La distorsione che arrecò quel tipo di offerta al mercato fu notevole, quindi oggetto di repressione, ma non fu mai sconfitta. Non voglia sembrare una giustificazione, ma per completezza di informazione bisogna riportarlo, molti si salvarono ricorrendo a essa perché era in grado di procurare anche medicinali altrimenti introvabili. Sono passati oltre settanta anni, la borsa nera è solo un ricordo, seppur triste e il mondo occidentale non è in guerra: l’augurio è che mai più possa esserlo. Eppure sul mercato si stanno manifestando comportamenti i più bizzarri per evitare un crollo ancora più accentuato della domanda e tutti i disagi che ne seguirebbero. I vari rilevatori della dinamica dei consumi non mancano di evidenziare rincari diffusi e sempre più frequenti dei vari prodotti di uso quotidiano, primo fra tutti quello dei generi alimentari di base. Vale a dire di quelle provviste alimentari di cui una famiglia non può fare a meno. Tali incrementi dei prezzi sono stati a doppia cifra e, al momento, si attestano intorno al 30% in ragione di un periodo inferiore al triennio. L’ italico ingegno ancora una volta, per tentare di contenere, seppure in maniera illusoria, la portata degli aumenti, ha dribblato l’ostacolo fisico riuscendovi e psicologico fortunatamente no. Accade cioè che la stessa confezione, in molti casi, contiene meno prodotto. Il particolare è segnalato nella stessa zona del contenitore originale, per cui non è immediato per chi compra aver contezza della variazione. Non con questo i prodotti interessati non subiscono anche rincari, ma in tal modo risultano diluiti parte in forma monetaria e parte derivanti dalla minor quantità ricevuta. È vero che in tal modo la legge non viene violata, comunque si arriva molto vicini a farlo. Il perché è presto detto. Negli anni ’80 una direttiva comunitaria invitò le nazioni che già usavano il sistema metrico decimale a restringere il numero delle capacità dei contenitori a multipli e sottomultipli del chilo e del litro a seconda che si fosse  trattato di solidi o di liquidi. E ciò avvenne in maniera abbastanza lineare e indolore. Tutto ha funzionato per circa quaranta anni in maniera tranquilla e senza deroghe. Da un anno a questa parte si è verificato un drastico e unilaterale “liberi tutti” che ha portato ciascun produttore a regolarsi come meglio crede.
L’ Italia, come gli altri paesi della EU, cominciò subito a attrezzarsi con una struttura dedicata alla standardizzazione di pesi e misure dei contenitori in genere, affiancandola agli uffici Pesi e Misure che operavano di concerto con le Camere di Commercio. Queste ultime avevano curato l’aggiornamento del Libro degli Usi e Costumi che conteneva tutti i termini di definizione di quanto veniva preso come termine di riferimento fino all’adozione dei moderni criteri metrici. Se è vero che gli espedienti di cui innanzi scavalcano ma non violano la legge, non è assolutamente il caso di adire alla giustizia. Anche perché probabilmente, di questi tempi, il magistrato competente si pronuncerebbe  con un tipo di formula che ricorda quella dei tribunali dell’antica Roma: “De minimis non curat praetor”. Significa lo stesso che la magistratura ha ben altro a cui pensare che a vicende di ordinaria disperazione. Il Pierino di turno potrebbe però ricordare che una pratica molto più scorretta prese inizio nel Medioevo e non solo in Italia, caratterizzata da qualche elemento affine a quelli appena narrati. Era il vezzo dei banchieri di limare, a ogni passaggio di mano, una quantità  minima delle monete d’oro e trattenerla. Poiché il tutto era fatto da mani esperte, la limatura non si notava e la moneta che aveva subito quel trattamento conservava il suo valore nominale e quindi anche un invariato potere liberatorio. Quel procedimento iniziò presto a essere definito usura e si sa attualmente a cosa è riferito, deviato nel peggiore dei modi. Le cose stanno così e il peggio verrà dopo, quando il nuovo assetto socioeconomico del Paese, come degli altri che compongono l’Europa, tenterà di ritrovare l’ordine e la normalità, seppur rinnovati.
Più di uno commenterà a quel punto “Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire”. Tale condizione non durerà poco, e confermerà la convinzione diventata portante che talvolta è meglio ripartire da zero che non rimettere insieme i cocci. Soprattutto perché l’occasione potrebbe essere proficua per iniziare una forma di standardizzazione globale dei pesi e delle misure che agevolerebbe non poco i commerci internazionali. Inoltre potrebbe essere un ulteriore mattone sistemato nella costruzione del villaggio globale.