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Meloni: 'Vogliamo unire l'Italia, no a territori di serie A e B'

 "Non ci rassegniamo all'idea che ci siano territori e servizi di serie A e B". Giorgia Meloni parla davanti a 7mila sindaci, di piccoli comuni da Nord a Sud, e prende lo spunto da progetto di Poste italiane "Polis-Casa dei servizi digitali".

Le sue parole, però, hanno un peso politico specifico mentre la Lega attende l'approdo in Consiglio dei ministri del disegno di legge sull'Autonomia differenziata del ministro Roberto Calderoli.

Non a caso, nel giro di quattro ore fonti del partito di Matteo Salvini fanno trapelare che c'è "assoluto accordo" con la premier: "Gli italiani di serie A e di serie B ci sono oggi". Poi la precisazione finale: "Noi vogliamo unirli all'insegna dell'efficienza e dell'autonomia".

 

Sullo sfondo c'è la campagna per le Regionali del 12-13 febbraio, primo test elettorale del governo nonché sugli equilibri nel centrodestra. Si vota nel Lazio e in Lombardia, una delle regioni che fin qui ha più spinto per attuare l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Per la Lega questa legge ha un iter più rapido della riforma presidenzialista, grande obiettivo di FdI. Al di là del varo in Cdm, è il ragionamento che si fa in Forza Italia, la materia va molto approfondita e servono molte risorse aggiuntive per mettere ogni Regione sulla stessa linea di partenza.

Domenica 5 febbraio Meloni, Salvini e Silvio Berlusconi parteciperanno insieme a un evento elettorale a Roma e il 7 saranno assieme sul palco a Milano: due occasioni in cui ogni sfumatura sul tema sarà soppesata. La Lega non molla di un centimetro, all'Autonomia affida parte delle speranze per risalire la china, soprattutto in Lombardia. Fonti di governo spiegano che non è ancora chiuso il testo di Calderoli. Il superamento del criterio della spesa storica, e modifiche rispetto alle bozze precedenti per rimarcare il ruolo del Parlamento per definire i Lep, i Livelli essenziali di prestazione, sono la chiave per evitare squilibri fra le regioni. Il ddl in materia dovrebbe arrivare sul tavolo del prossimo pre-Consiglio dei ministri, in vista della riunione del Cdm di giovedì, secondo la strada segnata nel vertice di governo del 18 gennaio.

Allora da Palazzo Chigi era filtrata l'intenzione di non arrivare troppo a ridosso delle Regionali per evitare che un provvedimento così importante potesse passare come spot elettorale. Meloni non punta a misure "spot", lo ha chiarito due volte in poche ore, alla vigilia e nel suo centesimo giorno a Palazzo Chigi: "Non bisogna farsi rincorrere dal presentismo", per il governo "il medio periodo è quello per dare le risposte più efficaci".

Dalle metropoli ai borghi con poche anime, deve esserci "una sola Italia, con servizi uguali per tutti e diritti uguali per tutti".

Parole in linea con quelle di Sergio Mattarella: "Vi è un crescente disagio - ha detto il presidente della Repubblica - per il ritiro dei servizi che incide sulla vita quotidiana, si tratterebbe di una condizione di impoverimento del nostro Paese". Meloni ha anche ricevuto Charles Michel a Palazzo Chigi per un incontro in vista del Consiglio europeo su economia e migranti.

Sul primo dossier, la premier ha preannunciato che proporrà una soluzione intermedia fra il Sure e un fondo sovrano europeo. E ha sottolineato che serve "soprattutto flessibilità sui fondi esistenti", quelli di coesione e del Pnrr. La reazione al piano anti-inflazione degli Usa, ha avvertito, non può essere solo "un rilassamento delle regole sugli aiuti di Stato", che favorirebbe Paesi come la Germania: "L'Ue deve proteggere le proprie imprese assicurando parità di condizioni a tutti gli Stati".

Sui migranti ha rinnovato l'auspicio di soluzioni europee strutturali, sostenendo, in sintesi, che in tema di sicurezza va fatta una distinzione fra migranti interni ed esterni, ad esempio fra quelli provenienti dall'Ucraina e quelli dall'Africa. "L'impegno verso l'Africa - ha detto Meloni, reduce dalle missioni in Algeria e Libia - deve essere di tutta l'Europa". Il presidente del Consiglio europeo l'ha ringraziata per "la cooperazione molto franca, basata sugli interessi italiani ma anche - ha precisato Michel - con la volontà di tutelare l'Ue. Quando l'Ue sta bene, sta bene anche l'Italia".