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Netflix, che succede adesso che non si può più condividere la password?

Anche in Italia arrivano i nuovi meccanismi di Netflix per contenere, più che bloccare, la visione della piattaforma da parte di persone che non abitino insieme. Fuori da quello che, un po’ scivolosamente, il colosso californiano chiama «nucleo domestico». Erano stati annunciati a febbraio, c’è voluto qualche altro mese mentre in molti paesi del mondo, dal Canada a parecchi latinoamericani, è già operativa da tempo.

Procediamo con ordine: che succede? Succede che milioni di persone, secondo Netflix circa 100 milioni in tutto il mondo, vedono i contenuti accedendo con gli estremi di un altro. Magari gratis, magari dividendo il prezzo dell’abbonamento informalmente o attraverso piattaforme terze che negli anni, al limite della legalità, hanno facilitato l’incontro di perfetti sconosciuti proprio al fine di dividere il conto. Questo era vietato anche prima ma da ora in poi sarà molto più complesso farlo: Netflix rimane visibile su tutti i dispositivi che si vuole – rispettando le sessioni contemporanee, differenti a seconda del piano – ma solo all’interno del nucleo domestico.

Il nucleo domestico è fondamentalmente costituito da tutti i dispositivi che si collegano a una medesima rete Wi-Fi almeno una volta ogni 31 giorni, e che condividono dunque l’indirizzo IP di quella specifica connessione. Il nucleo si può impostare tramite uno smart tv, includendo ed escludendo i dispositivi, oppure lo definisce Netflix in automatico, considerando appunto l’IP, gli identificativi dei dispositivi e le abitudini di visione. Non, però, la geolocalizzazione.

Se si accede usando username e password da una rete diversa (e/o con un diverso dispositivo) viene generata in automatico una e-mail o un sms col quale il titolare ottiene un codice da inserire entro 15 minuti dalla ricezione sul dispositivo in questione per confermare che fa parte del famigerato nucleo domestico. In caso di visione prolungata da luoghi e reti diverse (ad esempio, sei in vacanza) questa operazione va ripetuta una volta alla settimana. Ed è fondamentalmente questo l'ostacolo principale alla condivisione delle password.

Se dunque fino a oggi si condivideva la password con qualcun altro, secondo le condizioni d’uso di Netflix bisognerà acquistare per l’altra persona una utenza aggiuntiva dal costo supplementare di 4,99 euro al mese che si sommeranno al prezzo del piano del titolare. Oppure l’amico, il famigliare o lo sconosciuto che si collegava al proprio account dovranno sottoscrivere un proprio abbonamento. Con la possibilità di trasferire nel nuovo piano il profilo che usavano dentro l'account del vecchio titolare con le preferenze e lo storico dei contenuti guardati, così da non perdere i consigli dell’algoritmo nella proposte di film e serie tv.

In sostanza, se si guardava Netflix in condivisione (sia come titolari dell'abbonamento che come «gregari») bisognerà ora pagare un profilo aggiuntivo a 4,99 euro al mese (solo in caso di piano Standard o Premium, i piani base non possono ospitare utenti aggiuntivi così come le offerte speciali, ad esempio i piani integrati in Sky o TimVision) oppure sottoscrivere un abbonamento autonomo. L’unica alternativa è quella di confermare rapidamente ogni settimana, con il codice generato autonomamente, che un certo dispositivo che si collega da un’altra rete Wi-Fi appartiene in effetti al proprio nucleo domestico. La visione contemporanea rimane invece quella stabilita in base al piano tariffario sottoscritto: uno per il Base, due per il Base con pubblicità, due per lo Standard e quattro per il Premium.

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