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Palermo, voto di scambio: arrestato candidato alle regionali

Palermo, voto di scambio: arrestato candidato alle regionali

Salvatore Ferrigno, 62 anni, broker assicurativo, corre con la lista "Popolari e autonomisti Noi con la Sicilia"

Voto di scambio politico-mafioso. Con questa accusa questa notte i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo si sono presentati a casa di Salvatore Ferrigno, 62 anni, originario di Carini, per arrestarlo in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip su richiesta dei sostituti procuratori della Dda Giovanni Antoci e Alfredo Gagliardi coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Ferrigno è candidato in “Popolari e autonomisti Noi con la Sicilia” una delle liste satellite che appoggiano Renato Schifani, il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Siciliana. Oltre al candidato sono stati arrestati Giuseppe Lo Duca e Piera Loiacono. Secondo gli inquirenti il 62enne sarebbe tornato dagli Stati Uniti per essere eletto nel parlamento siciliano e per farlo ha stretto un patto con il boss di Carini Lo Duca: soldi e favori in cambio di voti. Un patto gestito dalla donna, considerata una sorta di mediatrice fra il candidato e la famiglia mafiosa.

Per quarant’anni Salvatore Ferrigno ha vissuto negli Stati Uniti dove era emigrato con la famiglia da Carini, un paese della provincia palermitana. Il 62enne arrestato questa notte dai carabinieri coordinati dai magistrati della Dda di Palermo è un broker assicurativo che nel 2006 è stato eletto alla Camera dei deputati nelle fila di Forza Italia nella circoscrizione degli italiani all’estero “America settentrionale e centrale“. Durante la legislatura ha fatto parte della commissione difesa ed è stato membro di un’associazione di italiani in California. Nel 2008 l’allora presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo lo nominò consulente per i rapporti della regione con i siciliani nel mondo. 

Da mesi era nel mirino del nucleo investigativo del reparto operativo dei carabinieri di Palermo guidato dal colonnello Andrea Massari e dal tenente colonnello Salvatore Di Gesare, che lo ha filmato e registrato per mesi nei suoi spostamenti e nei suoi contatti a Carini. Ad incastrare il politico arrivato dagli Stati Uniti sarebbero, sempre secondo gli inquirenti, le intercettazioni delle ultime settimane e gli incontri documentati con i mafiosi della zona di Carini.

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