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Piano casa Roma, la verità di Fagiano (attivista): “Ho incontrato tante persone, anche Piantedosi”

Parla il leader dei movimenti di lotta per la casa: "Nessun ricatto o prevaricazione su altri cittadini in difficoltà"

di Giuliano Rosciarelli,

Dopo giorni di polemiche e accuse Luca Fagiano, leader dei movimenti di lotta per la casa, torna a parlare per dare la sua versione dei fatti. Nei giorni scorsi Fagiano è entrato al centro di una polemica dai risvolti giudiziari e che vede coinvolto anche l’assessore alla casa del Comune di Roma, Tobia Zevi. Secondo una denuncia presentata dalla Lega, Fagiano avrebbe ricattato l’assessore per ottenere vantaggi, per sé e per i suoi “associati”, nel Piano Casa che l’assessore sta predisponendo e che tra poco arriverà in Giunta. Favori ottenuti attraverso pressioni di vario genere e dimostrati da una chat, aperta dall’assessore, in cui si proverebbe proprio l’atteggiamento di acquiescenza di Zevi. Fagiano, definito dalla stampa come “il ras delle case popolari”, ha voluto dire la propria, in esclusiva a La Presse: “Innanzitutto chiarisco che non sono un pregiudicato né in termini tecnici né sostanziali. Il mio ruolo in questa vicenda è quello di intermediazione tra una realtà, come il Movimento di Lotta per la casa, e le istituzioni. Ho incontrato tutti i prefetti, i questori di Roma, gli assessori, i presidenti di Regione e sindaci. Ho incontrato tantissime volte Piantedosi che ho trovato persona pragmatica e che con noi ha organizzato tutto il piano di reinserimento di altre realtà occupate come quella di Via del Caravaggio, di viale del Policlinico. Nessuno mi ha mai individuato come un pericoloso criminale, siamo un movimento trasversale che lavora per la giustizia sociale. In quella chat – spiega – dove c’erano tantissime persone e istituzioni, non si è fatto altro che interloquire tra noi e le istituzioni perchè per noi questo è il sale della democrazia. Nessun ricatto e soprattutto nessuna prevaricazione su altri cittadini in difficoltà. Noi ci muoviamo su quella fetta di emergenza abitativa (il 35% del totale delle case popolari) senza andare a ledere diritti di quanti da anni sono in attesa di una casa popolare. Noi occupiamo gli immobili abbandonati, non le case popolari che oltretutto mancano. Vogliamo recuperare quel patrimonio immobiliare inutilizzato, di proprietà di speculatori, e destinarlo a chi ha bisogno”.

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