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Pnrr, in mezzo a un guado

È ai limiti del credibile, ma non si può negare che sia vero e accada non di rado, che, di fronte a situazioni di estrema importanza, una nutrita schiera di persone non si scomponga più di tanto. Sono quelle preposte alla gestione di importanti incarichi di responsabilità e che tentano di evitare, con scarso senso del dovere, di affrontare e risolvere quei problemi, solitamente di grossa portata. In campagna un comportamento del genere è interpretato come derivante da incapacità o dalla scelta ragionata di non prendere il toro per le corna. Qualcosa del genere si sta verificando proprio in questi giorni e tutto lascia credere che quell’atteggiamento sia stato redarguito dal rlievo, anzi dal richiamo formale, fatto dalla Corte dei Conti, la cosiddetta magistratura contabile, al Governo. Tra gli altri rilievi, i più significativi sono scaturiti dalla disamina dei conti che riguardano la realizzazione delle opere previste dal PNRR. È venuto fuori da quella verifica che più della metà delle stesse sono in ritardo sulla tabella di marcia. Qualcosa a tal riguardo era nell’aria già da alcune settimane, ma tanto tuonò che piovve. È di qualche giorno fa la conferma ufficiale sopra accennata. Fin qui, per quanto grave possa essere il fatto, gli italiani avranno accolto la notizia con animo contrariato ma non meravigliato, non essendo nuovi a essere testimoni di situazioni del genere. Ciò che lascia oltremodo perplessi e anche preoccupati, è la reazione immediata che è stata articolata dai destinatari del richiamo al dovere. La prima è stata quella di negare l’evidenza, debole quanto mai, immediatamente dopo, quindi, sostenere a spada tratta che, se ritardi si erano verificati, essi andavano addebitati al governo precedente. Si ritorna così al vecchio e mai accantonato modo di fare, più in dettaglio: “I meriti a noi, le colpe agli altri”. Eppure è credibile che sia ancora nella memoria dei più il gesto del Professor Draghi poco prima del passaggio della campanella. Quel Gran Comis, che per amor di patria aveva accettato di fare il Primo Ministro “a gratis”, aveva preparato per la Premier ‘primipara’ una nota stringata di quanto era stato fatto e quanto restava da attuare con allegate istruzioni per l’uso. Tanto perchè la Capo del Governo Meloni potesse completare più agevolmente quel programma che, insieme alla squadra dell’ Esecutivo, aveva indicato al momento dell’insediamento a Palazzo Chigi, poco più di un anno prima e dopo alla luce delle diverse emergenze. È da tali frame della pellicola fin’ora girata sul dopo Covid e durante la congiuntura economica negativa, che balza chiara agli occhi di tutti gli interessati quanto sia inadeguato l’atteggiamento non solo dell’ opposizione, quanto anche di una parte della maggioranza. Tanto per evitare che quanto fino a allora realizzato dal suo esecutivo involvesse su se stesso. Come si sarebbe detto a pochi chilometri dal Vesuvio, la minestra sarebbe potuta riuscire male per un cattivo dosaggio del sale. Inoltre quel banchiere prestato alla politica, rigorosamente a termine, diede in quell’occasione e pubblicamente la piena disponibilità a continuare a collaborare dall’esterno, non fosse stato per altro che far evitare inutili perdite di tempo a chi gli era subentrato. Al momento è proprio il tempo, quello necessario per completare quanto previsto dal PNRR, il punto debole dell’intero programma. E ciò che desta ancor più inquietudine, almeno a chi ha più a cuore le sorti del Paese, è che gli step concordati con la EU sono perentori, guai a sforare le scadenze. Che tutta la vicenda sia avvolta da una nuvola di superficialitá è stato evidente fin dalla scorsa estate. Fu allora che l’esecutivo precedente cominciò a prepararsi al passaggio del testimone. Con faciloneria a dir poco dilettantesca iniziarono a venir fuori tante domande rivolte alla EU che non avrebbero mai ricevuto risposte in quanto pretestuose. A partire dal tempo concesso, troppo breve, per realizzare le opere previste, per proseguire sulla validità di alcune di quelle stesse programmate e altre amenitá del genere. Attualmente la situazione è paragonabile a quella di chi, sventuratamente, venisse a trovarsi in mezzo a un guado. Solo con molta difficoltà potrebbe raggiungere una superficie su cui poggiarsi. Finora il thriller sembra non volere far diminuire la suspense per chi, in uno dei tanti modi possibili, ha legato la sua attività per il futuro prossimo al buon esito di quel PNRR. Riusciranno quegli eroi a raggiungere il loro obiettivo? Dipende solo e esclusivamente da chi dovrebbe conoscere bene quali sarebbero le conseguenze nel caso contrario. Ne risulterebbe colpita a morte la società contemporanea, come minimo. Quel che è peggio, le ripercussioni si farebbero sentire anche su almeno un paio di generazioni a venire. Siano scusati i responsabili se quanto avranno fatto a qualcuno sembrerà ancora poco.