Si apre una crepa sul Ponte. Matteo Salvini e Fratelli d’Italia sembrano viaggiare su ritmi diversi per l’opera sullo Stretto che il ministro delle Infrastrutture continua a portare come bandiera del suo dicastero. "Stiamo fortunatamente, positivamente e con tanta pazienza rispettando il cronoprogramma che ci siamo dati dieci mesi fa", ha affermato il leader leghista al congresso dell'Ordine degli ingegneri ribadendo "l'obiettivo è aprire i cantieri, dopo 52 anni di parole, nell'estate dell'anno del Signore 2024" e la chiusura nel 2032 con il primo treno, la prima auto, la prima moto, il primo camion che attraverseranno il collegamento stabile.
Non la pensano nello stesso modo gli alleati di governo di sponda meloniana. E lo fa presente subito il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti: “Allo stato mi pare che non abbiamo un progetto esecutivo, poi io non mi occupo della progettazione. Prudenzialmente posso pensare che nel 2024 ci possa essere il progetto esecutivo”. Non i cantieri, quindi, da ciò che si deduce dalle risposte ai giornalisti che, fuori da Montecitorio, gli chiedevano un parere sulle previsioni di Salvini. E aggiunge: "Il ponte sullo Stretto in manovra? Il ponte in manovra è una spesa d'investimento e quindi penso possa essere una posta di bilancio che riguarda un programma pluriennale. Nel 2024 bisogna vedere, io dubito che saremo già agli appalti. In genere i soldi servono per la progettazione e per gli appalti, ma servono più per gli appalti, non per la progettazione".