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Putin ammette: sanzioni hanno effetto negativo sull’economia della Russia

Vladimir Putin ha ammesso per la prima volta che le sanzioni internazionali nei confronti della Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina possono “avere conseguenze negative nel medio termine sull’economia nazionale”. Lo ha affermato durante un incontro con il governo trasmesso in televisione.

Secondo il presidente russo diventa necessario “lavorare sulla domanda interna” per contrastare i provvedimenti occidentali. Nel suo discorso Putin ha comunque elogiato lo spirito di adattamento del paese a questa nuova situazione.

Fino ad oggi Putin aveva sempre esaltato la capacità della Russia di reagire e “rimanere in piedi” rispetto alle sanzioni inflitte. Oggi, invece, il presidente russo si trova costretto ad ammettere i primi segni di cedimento del paese. E la situazione potrebbe essere più grave del previsto secondo le voci che giungono dagli Stati Uniti.

Wall Street Journal: economia russa sta per crollare

Negli Usa, un articolo del Wall Street Journal afferma, secondo alcune previsioni, che l’economia russa “stia per crollare”. Secondo il WSJ gli investimenti nel territorio sarebbero in calo a causa dell’incertezza e scarseggia la manodopera poiché i giovani sono mandati al fronte o fuggono dal paese per paura di essere arruolati. L’oligarca Oleg Deripaska avrebbe dichiarato che senza gli investitori esteri non ci sarebbero soldi il prossimo anno. “Le entrate del governo russo sono sotto pressione e la sua economia si è spostata su una traiettoria di crescita inferiore, probabilmente a lungo termine. Il governo russo sta cercando di conciliare le spese militari in aumento con i sussidi e la spesa sociale per proteggere i civili dalle difficoltà. Le principali esportazioni del paese, gas e petrolio, hanno perso importanti clienti. Le finanze governative sono sotto pressione. Il rublo è sceso del 20% circa rispetto al dollaro dall’inizio di novembre.” spiega il Wall Street Journal. Per Alexandra Prokopenko, ex funzionario della Banca centrale russa che ha lasciato il paese poco dopo l’invasione “l’economia russa sta entrando in una regressione a lungo termine”.

Inizialmente Mosca aveva retto alle sanzioni inflitte. Subito dopo lo scoppio della guerra l’aumento del costo del gas e del petrolio aveva portato forti guadagni alle casse russe, compensando, così, le sanzioni. Ora con l’effetto dei guadagni finiti, la debolezza dell’economia russa si è realmente palesata. Il governo russo ha tagliato del 5% fino a giugno, complice la diminuzione del prezzo, la produzione di petrolio.

La situazione attuale – spiega il WSJ – “deriva da una scommessa sbagliata lo scorso anno da Putin, convinto che avrebbe potuto utilizzare le forniture energetiche russe per limitare il sostegno dell’Europa occidentale all’Ucraina. Di conseguenza, le entrate energetiche del governo sono diminuite di quasi la metà nei primi due mesi di quest’anno rispetto allo scorso anno, mentre il deficit di bilancio si è approfondito. Il divario fiscale ha toccato i 34 miliardi di dollari in quei primi due mesi, l’equivalente di oltre l’1,5% della produzione economica totale del Paese”.

Il rischio attuale per la Russia è quello di diventare sempre più dipendente dalla Cina. Le perdite del mercato europeo e di investitori spingono, infatti Mosca alla dipendenze di Pechino: “Mosca diventerà molto più orientata verso l’interno e eccessivamente dipendente dalla Cina”, è il parere di Maria Shagina, ricercatrice senior presso il think tank International Institute for Strategic Studies di Londra.