Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato il dispiegamento di armi tattiche nucleari in Bielorussia. A seguito dell’annuncio, Kiev è rapidamente insorta asserendo con fermezza che Minsk sia ostaggio di Mosca.
Dispiegamento di armi tattiche nucleari in Bielorussia: l’annuncio di Putin
Escalation di Putin rispetto allo stallo in cui verte da mesi la guerra in Ucraina. Il presidente russo ha deciso di innalzare il livello della minaccia nucleare annunciando che, a partire dal prossimo 1° luglio, “sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia”. Riproponendo i canoni classici del gioco allo scaricabarile che ormai da mesi connota il Cremlino, il leader di Mosca ha garantito che l’iniziativa non rappresenta una mossa insolita e ha assicurato che nel Paese alleano non verranno trasportate le armi nucleari in dotazione alla Russia ma verranno soltanto messe “lì per addestrare i militari bielorussi, come hanno fatto gli Stati Uniti in Europa”.
“Dieci aerei sono pronti a utilizzare questo tipo di arma e, dal 3 aprile, inizieremo ad addestrare gli equipaggi”, ha detto Putin. Intanto, a Mink è stato recapitato il sistema missilistico Iskander, capace di trasportare testate nucleari.
Secondo quanto fermamente asserito da Mosca, tra il leader del Cremlino e il presidente bielorusso Alexander Lukashenko pare ci sia un accordo che non dovrebbe violare gli obblighi che entrambi devono osservare rispetto al Trattato Start.
L’ultima mossa del Cremlino mira a spaccare la Nato. Per Kiev, Minsk è ostaggio di Mosca
La notizia del dispiegamento di armi tattiche nucleari russe in Bielorussia è stata prontamente commentata da Kiev. “Il Cremlino ha preso la Bielorussia come ostaggio nucleare”. È questo il messaggio postato su Twitter da Oleksiy Danilov, il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina. “Un passo verso la destabilizzazione interna del Paese“, ha poi constatato Danilov.
L’annuncio di Putin rappresenta una mossa estrema messa a punto nel tentativo di spaccare la Nato e rievoca gli equilibri del terrore esistenti in Europa sul finire del secolo scorso, a prima del 1990, quando con la caduta dell’Urss l’arsenale atomico russo venne interamente trasferito entro i confini geografici del Paese. L’obiettivo del leader del Cremlino, quindi, è sempre lo stesso: cercare di fomentare crepe in Occidente, alimentando le paure dell’opinione pubblica rispetto all’escalation nucleare.
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