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Questa foto mostra tutti i pericoli dell'intelligenza artificiale

In queste ore sta circolando con grande insistenza sui social, in particolar modo in Polonia e Ucraina, una foto che ritrae il presidente russo, Vladimir Putin, inginocchiato davanti al suo omologo cinese, Xi Jinping, nel corso dell'incontro tenutosi lunedì al Cremlino.

Spazziamo ogni dubbio: si tratta di un'immagine 'farlocca', generata con un'app basata sull'intelligenza artificiale. Molti sono i dettagli che rendono palese il 'taroccamento', a partire dalla sproporzione della testa di Putin rispetto al corpo. Fake evidente? Sì, ma non per tutti. Procediamo con ordine, cercando di capire i pro e i contro dell'utilizzo massivo dell'intelligenza artificiale.

xi putin fake

"Penso, francamente, che sia necessario regolamentare la sicurezza dell'intelligenza artificiale. Credo sia un rischio maggiore per la società rispetto alle automobili, agli aerei o alle medicine. Una regolamentazione potrebbe rallentarne un po' lo sviluppo, ma penso che potrebbe anche essere una buona cosa". A parlare è Elon Musk, patron di Tesla e cofondatore di OpenAI, start up statunitense acquisita a suon di miliardi da Microsoft e madre di ChatGpt, il prototipo di chatbot basato proprio sull'intelligenza artificiale, in grado di restituire agli utenti risposte simili a quelle umane.

L'intelligenza artificiale è utile o dannosa? È l'Unione Europea a fare chiarezza sui vantaggi per i cittadini, le imprese e i servizi pubblici. I benefici riguardano miglioramenti sul fronte di assistenza sanitaria, automobili, prodotti e servizi su misura. Ma l'intelligenza artificiale può anche facilitare l'accesso all'informazione, all'istruzione e alla formazione, e lo sviluppo della cyber security. "L'IA - si legge sul sito del parlamento europeo - potrà rendere il posto di lavoro più sicuro, [...] perché quello più pericoloso può essere demandato ai robot, e offrirne di nuovi grazie alla crescita delle industrie dell'intelligenza artificiale".

Sul fronte delle imprese, i benefici sono innumerevoli: l'intelligenza artificiale consente infatti lo sviluppo di una nuova generazione di prodotti e servizi, anche in quei settori in cui le aziende europee sono in una posizione di forza (economia circolare, agricoltura, sanità, turismo); può offrire percorsi di vendita fluidi, migliorare la manutenzione dei macchinari, aumentare i ritmi di produzione e anche la qualità, così come il servizio al cliente e il risparmio di energia. Uno studio del parlamento europeo dimostra come entro il 2035, grazie all'intelligenza artificiale ci potrebbe essere un aumento della produttività del lavoro stimato in una forbice che va dall'11 al 37%. Allo stesso modo, si prevede, da qui ai prossimi dieci anni, una riduzione fino al 4% delle emissioni di gas serra.

Grazie all'intelligenza artificiale ci sarà un aumento della produttività del lavoro stimato tra l'11 e il 37%

Lavoro e intelligenza artificiale

Ma il rovescio della medaglia c'è, inutile negarlo. Alcune preoccupazioni sembrano fondate, altre meno, certi interrogativi rischiano di rimanere tali per alcuni anni, nell'attesa della vera 'rivoluzione' dell'intelligenza artificiale. Quest'ultimo è il caso di quei lavori e professioni che in futuro - si parla almeno di una decina d'anni - potranno essere sostituiti in parte, o completamente, dalle macchine pensanti. La domanda che sorge spontanea è: "I robot ci 'ruberanno' il lavoro?". Senza la sfera di cristallo, il quesito non può avere una risposta certa, al massimo ci si può speculare sopra.

In un recente intervento al World Economic Forum, Amanda Russo sosteneva che la forza lavoro si sta automatizzando molto più velocemente del previsto, e robot con intelligenza artificiale nei prossimi cinque anni potrebbero sostituire 85 milioni di posti di lavoro. Al contempo, tuttavia, questa rivoluzione porterà alla creazione di - si ipotizza - 97 milioni di nuove posizioni occupazionali, con un saldo positivo di 12 milioni di impieghi. Tra la paura di essere lasciati a piedi dalla propria azienda e l'entusiasmo per la creazione di nuovi profili occupazionali, a far pendere l'ago della bilancia saranno proprio i datori di lavoro, che dovranno essere in grado di riqualificare i propri dipendenti in mansioni altrettanto importanti per la salute e il futuro dell'azienda.

Da qui al 2025, spiega Russo, "i compiti in cui gli esseri umani sono destinati a mantenere il loro vantaggio comparativo includono compiti di gestione, consulenza, processo decisionale, comunicazione e interazione". Insomma, l'intelligenza artificiale simula l'intelletto umano, è in grado di imitare le azioni dell'uomo e in alcuni casi di portale a termine pure meglio, ma ci sono ruoli cruciali - anche di futuro sviluppo - che non potranno dipendere in alcun modo dalle macchine (per quanto sviluppate e a prova di errore). Lo scenario futuro vedrà, con ogni probabilità, un'interazione costante e a 360 gradi tra uomo e robot, che dovranno coesistere nell'ottica di miglioramento delle prestazioni d'impresa.

Possiamo parlare di rischi concreti? A ben vedere, forse no. Del resto il sapere e la società evolvono, e con essi il modo di concepire il lavoro e le professioni. C'è il rischio di essere impreparati? Inutile negarlo, ma il processo di adeguamento potrebbe essere breve e, si spera, indolore.

Il rischio concreto di manipolazione sociale

Già nel 2018 uno studio congiunto delle università di Oxford e Cambridge riportava, tra i principali rischi dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale, la manipolazione sociale. Solo un timore fino a pochi anni fa, diventato da tempo realtà. Guardando al giorno d'oggi, ne sono un esempio TikTok e il suo algoritmo, che utilizza potenti strumenti di AI per fornire un'esperienza personalizzata e sempre più evoluta ai propri utenti. Proprio l'algoritmo satura il feed degli utenti con contenuti in linea a quelli visualizzati precedentemente: un processo controverso per l'incapacità di filtrare contenuti potenzialmente dannosi, in grado di veicolare messaggi spesso fuorvianti. Se non pericolosi.

Si pensi poi ai deep fake, più volte assurti agli onori della cronaca nell'ultimo anno, poiché utilizzati per 'drogare' la comunicazione e l'informazione politica e sociale. L'intelligenza artificiale applicata a software di ultima generazione permette, di fatto, di sovrapporre il volto di una persona a quello di un'altra in un video, campionando anche la voce, per un risultato alle volte sbalorditivo, che occhi e orecchie poco allenate finiscono per giudicare reale. Il rischio concreto è non essere in grado di distinguere il vero da ciò che non lo è.

Sorveglianza e security

Ad oggi, i rischi maggiori che corriamo con l'intelligenza artificiale sembrano tuttavia riguardare la privacy e, soprattutto, la sicurezza internazionale. Se il dibattito è acceso da tempo, nelle ultime settimane è deflagrato con forza. Nell'occhio del ciclone, ancora una volta, c'è TikTok, social che a quanto pare è molto più che video brevi, coreografie simpatiche e gag, almeno a giudicare dalle preoccupazioni che ha sempre destato nelle sfere governative internazionali, non ultime quelle in seno all'Unione europea.

I fatti di cronaca sono noti: la Commissione Europea ha deciso che tutti i suoi dipendenti devono disinstallare l'app dai dispositivi aziendali o personali utilizzati per lavoro, per "proteggere la Commissione dalle minacce e dalle azioni di cybersicurezza che possono essere sfruttate per attacchi informatici contro l'ambiente aziendale". Lo stesso ha deciso il Parlamento europeo, con decorrenza 20 marzo 2023. E dall'altra parte dell'oceano, negli Stati Uniti, la Commissione per gli affari esteri della Camera ha presentato un disegno di legge che, se approvato da entrambe le camere, darebbe al presidente Joe Biden l'autorità di vietare l'uso generico di TikTok negli Stati Uniti. Perché è stato proposto? "Chiunque abbia scaricato TikTok sul proprio dispositivo ha dato alla Cina una porta d'ingresso sulle proprie informazioni personali - ha spiegato il presidente Michael McCaul -. È un pallone spia nel loro telefono".

Ma non si diceva che con l'intelligenza artificiale si sarebbero mossi passi avanti sul fronte della cyber sicurezza? È indubbio che fornisca la possibilità di analizzare enormi quantità di dati per rilevare anomalie che potrebbero identificare un attacco informatico. L'intelligenza artificiale può individuare un traffico di rete sospetto, così come rilevare malware, sistemi fallati, e potenziali minacce. Allo stesso tempo può tappare la falla e trovare soluzioni più o meno immediate per la risoluzione dei problemi. Questo da un lato. Dall'altro, l'efficienza ed efficacia dell'AI viene in aiuto anche a chi degli attacchi è il responsabile. Un aggressore informatico, infatti, ha oggi in mano gli strumenti per rendere più sofisticato ed efficace il proprio attacco, eludendone l'eventuale rilevamento. Ancora, un virus basato proprio sull'intelligenza artificiale può adattarsi al sistema ed evolversi, mascherandosi agli 'occhi' dei sistemi di sicurezza tradizionali.

Chi ne trarrà i benefici maggiori?

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