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Renzi, Fioroni, Portas e Signorile. Reunion per un listone europeo

La Moratti apparecchia un convegno con un lungo menù politico, piatti (un tempo) forti della Prima Repubblica. Il progetto di una formazione unitaria per il 2024. C'è l'ex premier, ma non Calenda (però compare Gelmini). Rispunta la sinistra ferroviaria

Ci sono i valori, o se si vuole, vecchi e nuovi punti di riferimento: il civismo e il popolarismo, il riformismo laico e quello socialista, la dottrina sociale della Chiesa e l’ecologismo, la fedeltà alla Costituzione e l’atlantismo.

Nella Milano che un tempo fu da bere, Letizia Moratti apparecchia per un menù vario e pressoché infinito destinato a una schiera di nomi che riportano a quei tempi – do you remember Claudio Signorile e la sinistra ferroviaria del Psi?, ecco c’era pure lui con le sue ottantacinque primavere – e rimbalzano ora con Matteo Renzi, ma senza Carlo Calenda, però c’è Mariastella Gelmini data sempre più a disagio nell’Azione del Churchill dei Parioli e c’è pure il primo fuoriuscito dal Pd all’ingresso di Elly Schlein, il cattodem Beppe Fioroni.

Milano non solo più da bere, ma pure da mangiare per chi cerca di assaggiare, un nome via l’altro, e indovinare se e come sarà il listone centrista per le europee, vera ragione dell’”oggi tutti a casa di Letizia”. Vecchie seconde file della prima Repubblica a cavallo con la successiva, dal socialista Vincenzo Maraio, al peregrinante Gaetano Quagliariello, passando per Giuseppe De Mita e l’ex forzista conquistato da Renzi Gianfranco Librandi

Tocco piemontardo in trasferta affidato al fondatore dei Moderati, Mimmo Portas – “Ero a Milano e sono passato a salutare Matteo. Cosa succedrà? Vedremo” – e il già sottosegretario all'Interno con Silvio Berlusconi premier, Michelino Davico che quand’era leghista e ciclista organizzò il giro della Padania, poi fece tappa proprio nei Moderati e infine aggiunse il pronome e imboccò la via verso Noi Moderati di cui un paio d’anni fa divenne coordinatore regionale. 

“Porre le basi per una piattaforma condivisa volta a promuovere una cultura politica fondata su un quadro valoriale comune”, il sintetico ma a dir poco vasto programma e motivo dell’incontro meneghino in cui a fronte della presenza di Renzi, non può che spiccare l’assenza di Calenda che oggi deve incassare un'ulteriore fuga dai ranghi stavolta di quattro drigenti sardi.

“Il lavoro è stato molto proficuo e, sulla scorta delle idee raccolte e delle proposte formulate, proseguirà sin dalle prossime settimane l’approfondimento delle tematiche emerse e dei principi condivisi per giungere a stabilire un dialogo costante”, spiega una nota a fine incontro.

Un progetto appena abbozzato, ma che già si spiega essere “chiamato ad offrire risposte concrete ed inclusive ai bisogni di una società complessa e che sappia ricostruire la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni attraverso politiche che mettano al centro la persona, frutto della convergenza delle migliori espressioni nazionali.

Dinque, rappresentanti di partiti, liste, movimenti, federazioni, fondazioni, associazioni e personalità radicate sul territorio, e quel parterre in cui, tra gli altri si sono ancora notati il bocconiano Franco D’Alfonso, l’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, Giuseppe De Mita, l’ultraliberista Alessandro De Nicola, il popolare Domenico Galbiati, l’ex ministro della Difesa Mario Mauro, e ancora Giampaolo Sodano, direttore di Raidue alla fine degli anni Ottanta. Proprio quelli di cui è parso sentire il profumo, ormai parecchio fané, nella reunion chez Letizia, naturalmente con lei al Centro.