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Rsa in crisi, dopo la De Tschiderer l'allarme dell'Apsp Vannetti: "Lasciati da soli, a rischio l'assistenza degli anziani. Contro la carenza di infermieri iniziative fallimentari"

TRENTO. La carenza di infermieri che ha colpito il sistema sanitario provinciale e la competizione nel reclutamento di infermieri tra l’Azienda sanitaria e le Rsa stanno innescando una grave crisi.

Se nei giorni scorsi a lanciare l'allarme era stata l'ex presidente dell'Apsp De Tschiderer, Eleonora Stenico (QUI L'ARTICOLO), in queste ore a sottolineare una situazione non più sostenibile è anche Daniela Roner, presidente dell'Apsp Clementino Vannetti di Rovereto.

Nonostante il servizio delle Rsa sia diventato nel corso degli anni sempre più importante, le richieste di investimento e programmazione arrivate da più strutture (oltre che da Upipa) sono completamente cadute nel vuoto.

L'ALLARME DI UPIPA (QUI L'ARTICOLO)

La mancanza di infermieri è uno dei temi cruciali su cui si 'gioca' l'esistenza delle Rsa in Trentino. Le criticità che si registrano derivano principalmente da due cause: la prima è quella della  ridotta capacità di trattenimento e attrattività della professione.

Il numero di chi si avvicina a questo mondo e decide di trasformarlo nella propria professione non è sufficiente alle richieste. La seconda bisogna cercarla nell'Apss che negli scorsi mesi ha bandito un concorso per 400 infermieri perché questa figura manca anche negli ospedali. A questo concorso hanno deciso di partecipare molti dei professionisti che lavoravano nelle Case di Riposo.

“Quando è uscita la graduatoria pubblica – ha spiegato nei giorni scorsi a il Dolomiti la presidente di Upipa, Michela Cgiogna - al suo interno abbiamo ritrovato circa 60 dei nostri professionisti. Nonostante siano arrivare rassicurazioni su un passaggio graduale di questi infermieri dalle Rsa all'Azienda sanitaria, si rischia davvero di bloccare un sistema”.

“A RISCHIO L'ASSISTENZA”

Le Rsa operano sempre a pieno regime e non può venire meno la loro capacità di produrre assistenza. Anche la mancata copertura di un turno di servizio infermieristico può comportare una continuità dell’assistenza e la sicurezza dei residenti.

“Alcune Rsa – ha spiegato in un documento la presidente dell'Apsp Vannetti - dovranno a breve ridimensionare la propria disponibilità di posti letto, altre dovranno chiudere per mancanza degli standard minimi di servizio infermieristico, con pesanti conseguenze sociali, organizzative ed economiche”.

L'incontro del 15 settembre scorso alla direzione generale dell'Apss, tra dirigenti dell'Azienda sanitaria e i rappresentanti di alcune Apsp/Rsa che dovranno a breve fronteggiare il venir meno di propri infermieri assunti a tempo indeterminato dall'Apss, spiega la dottoressa Roner “ha rappresentato plasticamente il fallimento delle iniziative fin qui adottate per contrastare il problema e la marginalità delle Rsa nel sistema sanitario provinciale”.

Questo problema, dovuto come sappiamo ad una complessa concomitanza di fattori, non è stato finora sufficientemente contrastato con adeguate politiche di sistema, che sono invece possibili e vanno progettate e implementate.

I gestori delle Rsa non possono essere lasciati soli alla ricerca di soluzioni alternative – spiega la presidente - né a livello di singola Apsp né a livello di sistema Upipa. Ciascun ente misurandosi da solo con questo problema ha già sperimentato quanto siano precarie, onerose sul piano economico/gestionale e parzialmente efficaci le soluzioni a questo punto praticabili: il reclutamento di infermieri in libera professione, l’immigrazione di infermieri extra comunitari”. L'operare in modo autonomo di singole Apsp ha anche innescato un aumento dei prezzi delle prestazioni in libera professione e dinamiche competitive tra le stesse che sono controproducenti e trasferiscono il problema da una Rsa ad un’altra.

C'è la necessità e la massima urgenza che a livello di sistema provinciale (quindi con Provincia, Upipa, Polo universitario delle professioni sanitarie e Opi) sia attivato subito un tavolo di lavoro e quindi delle iniziative o progetti volti a scongiurare nel breve periodo la chiusura di Rsa e ad assicurare nel medio periodo dei canali di reclutamento coordinati a livello provinciale, anche mediante partenariati con regioni di altri paesi extra ue”.

LE PROPOSTE PER CONTRASTARE L'EMERGENZA

Di seguito le proposte dell'Apsp Vannetti da riprendere e sviluppare in un tavolo di lavoro provinciale da convocare urgentemente per contrastare l’emergenza infermieristica nelle RSA

  1. Sospendere il programma di assunzioni di infermieri in servizio nelle RSA attivato dall’APSS

Nel breve periodo, considerata l’imminente passaggio di decine di infermieri dalle APSP/RSA all’APSS, è necessario sospendere tale flusso e definire condizioni di mobilità degli infermieri tra gli enti che opera nell’ambito del servizio sanitario provinciale che facciano salva l’esigenza di continuità assistenziale nelle RSA.

  1. Possibilità per l’infermiere lavoratore subordinato di effettuare prestazioni aggiuntive in libera professione nel proprio Ente

Leggi statali consentono attualmente l’esercizio della libera professione da parte degli operatori sanitari, compresi gli infermieri, alle dipendenze di enti del servizio sanitario nazionale. È necessario che anche le Apsp dispongano di una norma o di un accordo che consentano e disciplinino questa possibilità.

  1. Percorsi per l'immigrazione, l'addestramento e l’inserimento di infermieri extra UE non iscrivibili all'OPI

Leggi statali consentono attualmente l’esercizio della professione infermieristica da parte di operatori extra-UE in deroga all’iscrizione all’OPI, previa autorizzazione rilasciata loro dalla Provincia Autonoma di Trento. È necessario che siano attivati partenariati interregionali con scuole