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Sanremo, il monologo di Francesca Fagnani: una lettera dal carcere minorile

Sanremo, il monologo di Francesca Fagnani: una lettera dal carcere minorile

Sanremo 2023

Un modo, quello della co conduttrice, per parlare di prevenzione più che di repressione dei reati, del ruolo della scuola e delle condizioni delle carceri

"Vengo in pace, stai sereno". Sono circa le 21.20 quando Amadeus accoglie sul palco la coconduttrice della seconda serata di Sanremo 2023, la Belva Francesca Fagnani, elegantissima in un abito Armani Privé con una profondissima scollatura. "Sono emozionatissima - confessa la giornalista famosa per le sue interviste senza scontri nel programma di Rai Due - e quindi ho fatto un paio di chiamate per avere consigli: una a Ciuri (Fiorello) che mi ha consigliato un goccio di frizzantino al posto dei calmanti. Il suo intervento è dedicato alle 2023 le voci dal carcere minorile di Nisida. Un modo per parlare di prevenzione più che di repressione dei reati, del ruolo della scuola e delle condizioni delle carceri.

"Vogliamo che la gente sappia che non siamo animali, bestie, non siamo killer per sempre", esordisce la giornalista. Che cita le parole di Nicola Gratteri: "Sono contrario ad uno schiaffo in carcere, ad uno schiaffo in caserma, soprattutto perché il delinquente non va passato per vittima". Ed invoca il "rispetto dell'art. 27 della Costituzione", quello che recita che "la responsabilità penale è personale", che "l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva" e che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". Per concludere: "Conviene a tutti che quel rapinatore, quello spacciatore, una volta fuori, cambi mestiere".

"Non tutte le parole sono uguali e non tutte arrivano con facilità", esordisce la giornalista. "Alcune devono superare porte chiuse a tripla mandata", aggiunge. La giornalista ha chiesto ai detenuti del carcere minorile di Nisida cosa volessero dire alla platea di Sanremo: "Digli che rubare non è il mestiere mio. L'ho fatto una volta e guarda dove so' finito", è la risposta. "Bisogna andare al giorno prima, al mese prima, alla vita prima", dice Fagnani. Che poi aggiunge: "Ho chiesto a dei detenuti adulti cosa cambierebbero della loro vita. Quasi tutti hanno risposto: 'sarei andato a scuola'".

"Lo stato non può esistere solo per l'attività di repressione". "Lo stato dovrebbe essere più attraente, più sexy della delinquenza". "In Italia la prigione serve solo a punire il colpevole non a recuperare", annota, prima di parlare delle condizioni carcerarie pessime. 

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