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Se il fitness sui social rischia di innescare disagio mentale

Foto e video a tema fitness, raccolti a milioni sotto decine di hashtag su Instagram (su tutti, #fitspiration) possono scatenare l’effetto opposto a quello immaginato. Alla ricerca della perfezione, in quell’impasto di invidie e frustrazioni che solo i social sanno innescare, molti utenti potrebbero sviluppare ideali irraggiungibili sul proprio corpo e anche disagio mentale. Perché in fondo gli esercizi o le attività proposte sono solo uno sfondo: di fronte, c’è sempre il corpo del trainer, del modello, dell’influencer.

È il risultato a cui è arrivato uno studio condotto dall’università di Malmö, in Svezia, guidato dal dottore di ricerca in scienze dello sport Aurélien Daudi: «La fitspiration cattura l'essenza del lato problematico dei social media» spiega l’autore, che ha condotto in sostanza un'analisi filosofica, con riferimenti ad esempio ai concetti di Ultimo uomo e Superuomo di Nietzsche, e al contempo psicoanalitica rispetto ai lati oscuri della cultura del fitness sui social media.

Sono temi – quelli dell’impatto sulla salute mentale, in particolare dei più giovani o di certe categorie, di numerosi modelli diffusi sul sociale - su cui la stessa Instagram è tornata più volte, anche se cadendo spesso in contraddizione. Sono stati anche al centro di una serie di scandali e fughe di notizie. In generale, si ricava dallo studio, le piattaforme di social media basate sulle immagini lavorano su una logica di oggettivazione intrinseca. Rappresentare completamente sé stessi attraverso un'immagine è in realtà impossibile, non è possibile catturare tutto ciò che si è come persona attraverso un'immagine, spiega Daudi, che aggiunge: «Invece si finisce inevitabilmente per ridursi a segni identificabili e comunicabili. All'interno di questa cultura, c'è una grande attenzione sul corpo ben allenato, attraente e "sexy". Questo è spesso ciò che si mostra di sé stessi, portando a un matrimonio naturale tra oggettivazione e sessualizzazione». In una parola: narcisismo. Cioè il fenomeno per cui si è spinti, nel caso specifico, ad allenarsi solo dal desiderio dell’approvazione altrui.

L’indagine, pubblicata sulla rivista specializzata Physical Culture and Sport Studies and Research e che si allinea ai risultati di altre ricerche precedenti sull’argomento, sostiene che siano le giovani donne a rischiare effetti più approfonditi da questo fenomeno, che in ogni caso riguarda tutti. D’altronde secondo Daudi la fitspiration non mostra una rappresentazione diretta della cultura della palestra o dell'allenamento, ma rappresenta in qualche modo una cultura a sé stante: «Più giovani donne che uomini pubblicano sui social media rispetto al fitness, mentre la cultura del bodybuilding è ancora piuttosto dominata dagli uomini. Le immagini sui social di solito non sono incentrate specificamente sull'allenamento stesso, anche se le didascalie spesso contengono chiari riferimenti all'esercizio. Tendono invece a mostrare pose scelte con cura o ad evidenziare specifiche parti del corpo».

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