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Sgarbi e Sangiuliano si smentiscono a vicenda. I presunti "dossieraggi" agitano il governo

Il retroscena

Quella che si sta consumando al Ministero della Cultura è l’ennesima telenovela di un esecutivo che millanta unità ma dove ormai gli "sgambetti" sono all’ordine del giorno

C’è stato un "dossieraggio" contro il sottosegretario Vittorio Sgarbi? Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, vuole davvero liberarsene? E Cosa farà Giorgia Meloni per risolvere l’ennesimo problema che coinvolge un esponente del suo governo? Sono le domande che in queste ore circolano sul corridoio del Transatlantico, tra silenzi imbarazzati e mezze parole dei parlamentari della maggioranza, con le opposizioni sul piede di guerra, che chiedono la cacciata del sottosegretario alla Cultura.

L'indagine della Procura di Roma

Procediamo con ordine: il critico d’arte e politico risulterebbe indagato dalla Procura di Roma per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte: avrebbe accumulato debiti con l’Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715 mila euro. La vicenda risalirebbe all'ottobre del 2020 e riguarderebbe, tra le altre cose, l’acquisto all’asta di un quadro di Vittorio Zecchin.

C’è poi il caso - riportato dal Fatto Quotidiano - che riguarda alcune "consulenze d’oro" del sottosegretario (circa 300 mila euro, svolte nel 2023), fatturate da due società gestite da Nino Ippolito e Sabrina Colle, rispettivamente portavoce e compagna di Sgarbi. Secondo il quotidiano diretto da Marco Travaglio, tali consulenze violerebbero la legge 215 del 2004, quella che stabilisce una serie di incompatibilità in ambito professionale da parte di chi svolge ruoli di governo "in materie connesse con la carica, di qualunque natura, anche se gratuite".

Di queste consulenze, Il Fatto avrebbe chiesto conto al Ministro della Cultura, che avrebbe "scaricato" il sottosegretario utilizzando frasi decisamente pesanti. "Lo vedo una volta ogni tre mesi anche perché, dico la verità, lo tengo a distanza della mia persona, voglio averci a che fare il meno possibile", avrebbe confessato al giornalista Thomas Mackinson. Nella stessa intervista, Sangiuliano avrebbe poi annunciato di aver trasferito, già da venerdì scorso, tutte le carte riguardanti le consulenze di Sgarbi all’Antitrust, per avere conferma dell’illegittimità di quelle prestazioni professionali.

Le faide nascoste

Partiamo da un presupposto: la coalizione di destra, in questa sua versione "destra centro", è molto abile a nascondere le faide interne: dall’esterno sembra estremamente coesa e quasi mai si leggono esternazioni dei suoi esponenti in netto contrasto con quelle di un alleato. Per intenderci, l’esatto contrario di quello che accade nel Partito Democratico, dove litigi che potrebbero risolversi con una telefonata, un caffè o con uno scambio di vocali su WhatsApp, finiscono per intasare le agenzie di stampa e animano pagine e pagine di quotidiani.

Non sempre, però, è possibile rendere invisibili i problemi, soprattutto quando i diretti interessati finiscono per smentirsi a vicenda. E questo sembra proprio essere uno di quei casi: Sgarbi, dopo aver annunciato azioni legali contro Il Fatto, contesta l’intervista di Sangiuliano, definendola "un falso". Secondo il sottosegretario, il titolare del Ministero della Cultura, sentito al telefono, avrebbe negato di aver rilasciato interviste e di aver solo detto di non sapere nulla della vicenda. Peccato che Sangiuliano, interpellato dai cronisti a Montecitorio, a sua volta smentisca, negando di averlo sentito al telefono. Un fatto è certo: l’Antitrust dichiara di aver ricevuto la documentazione dal Ministero della Cultura e il Governo avrebbe avviato - secondo alcune fonti non smentite da nessuno - un "approfondimento" per chiarire la posizione di Sgarbi rispetto alle consulenze. Insomma, tutti gli indizi confermerebbero che sì, Sgarbi e Sangiuliano sono ai ferri corti e che il ministro si libererebbe volentieri del "suo" sottosegretario.

C’è poi una frase, detta da Sgarbi ai giornalisti che gli chiedevano una replica, che apre altri interessanti scenari: "Qualcuno vuole vendicarsi di qualcosa che non so - sostiene - il Fatto scrive sulla base di una segnalazione anonima fatta da qualcuno che ha violato la mia casella di posta". Chi avrebbe violato la casella di posta di Sgarbi? Chi vuole vendicarsi? Di cosa? Nel governo si utilizzano "dossieraggi" per regolare i conti interni? C’entra qualcosa il "caso Giambruno"? I misteri si infittiscono.

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