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Shock anafilattico: i sintomi e come intervenire subito

Shock anafilattico causato dall'ingestione di alimenti contaminati in presenza di una grave allergia al lattosio. Sembrerebbe questa la causa dell'improvviso decesso di Anna Bellisario, la ragazza di 20 anni che soffriva di una grave ipersensibilità al latte, morta dopo aver mangiato un tiramisù vegano in un ristorante di Milano ed essere rimasta in coma per dieci giorni. 

Il dolce consumato dalla giovane - uscita a cena insieme al fidanzato in un ristorante specializzato in hamburger nel centro di Milano - si è scoperto non essere vegano al cento per cento. Per questa ragione, il ministero della Salute ha disposto il ritiro dal commercio per il prodotto che potrebbe aver causato il decesso, ovvero il Mascherpa tiramisù denominato Tiramisun vegano della ditta Glg srl. Come specificato su EFA News, si tratta del lotto di produzione 23/07/2023 prodotto dalla Gklg di Assago (Milano) con data di scadenza 23/07/2023 e il motivo del richiamo è «Presenza di allergene: proteine del latte», mentre nell'avvertenza il ministero, nell'attesa che esami più specifici aiutino a fare ulteriore chiarezza sulle cause del decesso, invita i consumatori a non consumare il prodotto e a riportarlo al punto vendita per il rimborso.

Già la scorsa primavera, un improvviso shock anafilattico aveva portato alla morte Martina Quadrino, una ragazzina di 13 anni originaria di Fondi.  Anche in quel caso, Martina, che soffriva di allergie alimentari, aveva cominciato a stare male dopo aver mangiato un panino in compagnia di alcune amiche. Una volta tornata a casa, le sue condizioni si erano ulteriormente aggravate, fino alla crisi respiratoria che ha reso vano ogni tentativo di soccorso da parte dei sanitari. 

Proprio per il suo esordio improvviso, lo shock anafilattico è una condizione che spaventa molto, soprattutto i genitori. Secondo gli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma  in Europa sarebbero circa 17 milioni le persone che soffrono di allergie alimentari e nell'età pediatrica la percentuale si assesterebbe intorno al 3-4% nei primi tre anni di vita.

Conoscere i rischi e sapere come intervenire in caso di reazione allergica grave è dunque fondamentale. Ecco allora tutto quello che c’è da sapere sullo shock anafilattico.

Shock anafilattico: di cosa si tratta

Per shock anafilattico, o anafilassi, si intende una reazione allergica generalizzata, che si manifesta all'improvviso e che, se non prontamente trattata, può portare alla morte. All’origine un allergene, ovvero una sostanza innocua per la maggior parte delle persone, che in pazienti predisposti provoca invece la produzione di anticorpi IgE, ovvero quegli anticorpi prodotti dal sistema immunitario in risposta a uno stimolo percepito come una minaccia. Quando il soggetto allergico entra in contatto per la prima volta con l'allergene, non si scatena però nessun tipo di reazione.

«Nel primo contatto non si scatena una reazione visibile ma in realtà all’interno del nostro corpo succede qualcosa - spiega la dottoressa Elena Bozzola della Società Italiana di Pediatria -  il primo contatto con l’allergene, infatti,  all’interno dell’organismo predisposto, scatena la produzione delle IgE che si legano sulla superficie di alcune cellule, i mastociti e i basofili. Per questo, in caso di successivo contatto con l’allergene, queste cellule rilasciano i mediatori dell’infiammazione e si assiste alla vera e propria reazione allergica. Questo è il meccanismo comune a tutte le allergie che ovviamente diventa più grave nei casi di vera e propria anafilassi».

Shock anafilattico: da cosa può essere scatenato

Tra i principali allergeni che possono scatenare reazioni allergiche in pazienti predisposti, ci sono gli alimenti, in modo particolare latte, uovo, nocciola, arachide, pesce e grano, il veleno di imenotteri come ape, vespa, calabrone, i farmaci tra cui penicillina, cefalosporine, FANS ed anche i mezzi di contrasto.

«Dobbiamo però ricordare che, anche se più rare, esistono anche reazioni allergiche scatenate dall’esercizio fisico - ci spiega ancora la dottoressa Bozzola - ci sono per esempio soggetti allergici a un determinato alimento ma in cui si scatena una reazione allergica solo se quel dato alimento viene assunto prima o durante un esercizio fisico intenso. In questo caso si parla di anafilassi da esercizio fisico».

Shock anafilattico: quali sono i sintomi a cui prestare attenzione

Per intervenire tempestivamente è bene sapere quali sono i segnali che possono far pensare a una reazione allergica.

«Il problema in realtà è che non c’è un sintomo specifico - sottolinea ancora la pediatra -  si tratta piuttosto di un corredo di sintomi. L’aspetto peculiare è la rapidità con cui tali sintomi si manifestano: possono bastare anche solo 30 secondi o un minuto. In genere tanto più precoce è la reazione, tanto è più grave la sintomatologia che si verifica. Bisogna però tenere in considerazione che possono verificarsi anche reazioni allergiche a distanza di qualche ora dal contatto con l’allergene. I sintomi iniziali possono essere formicolio, sensazione di calore, cui possono seguire sintomi che sono considerati più a rischio, ovvero orticaria, difficoltà di respiro, edema della glottide per cui non si riesce più a deglutire, prurito alla lingua. E ancora battito cardiaco molto accelerato, ipotensione e collasso. A questi può associarsi anche una sintomatologia gastro-intestinale con dolore, nausea e vomito».

Come intervenire?

Se un bambino è a rischio, nei casi cioè in cui l’allergia è stata già accertata,  i genitori devono avere sempre a disposizione il kit salvavita, ovvero una fiala di adrenalina con autoiniettore ed essere istruiti su come utilizzarla in modo opportuno.

Il dubbio principale riguarda però la reazione allergica che si manifesta in un bambino per la prima volta, a seguito dell’ingestione di un alimento a cui il piccolo è allergico senza saperlo piuttosto che a una puntura di insetto.