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“Spediti come pacchi postali in Sardegna”, così il Trentino si è “sbarazzato” dei migranti che non riusciva ad accogliere: “Attirati in Questura con un messaggio ambiguo”

 TRENTO. “Convocazione in Questura Trento per importanti comunicazioni relative alla richiesta di protezione internazionale. Si ricorda puntualità e presenza obbligatoria”, è questo il messaggio che Karim (il nome è di fantasia) ha ricevuto lo scorso 9 novembre tramite Whatsapp. Karim è uno dei tanti richiedenti asilo che hanno presentato la domanda in Trentino ma che finora avevano conosciuto solo la strada perché la Provincia di Trento non aveva posti per accoglierli.

Quando Karim si è presentato all’incontro i funzionari gli hanno posto davanti un foglio (scritto in italiano) con una terza persona che ha tradotto a voce il contenuto del documento. Di fatto gli veniva chiesto se accettare o meno un trasferimento in Sardegna. Pochi giorni più tardi il giovane richiedente asilo ha ricevuto un nuovo messaggio con l’indicazione di presentarsi al Cinformi (il centro informativo per l’immigrazione) per ottenere “informazioni sul viaggio in Sardegna”. Karim, senza prospettive in Trentino, se non quelle di rimanere sulla strada perché Piazza Dante non riesce a mettere a disposizione una struttura per accoglierlo, ha accettato il trasferimento. Piccolo particolare: Karim non sapeva nemmeno dove fosse la Sardegna.

La consigliera provinciale di Europa Verde, Lucia Coppola, ha scoperto che in totale sono 350 i migranti registrati in Trentino a cui è stata chiesta la disponibilità a trasferirsi in Sardegna. Da Piazza Dante hanno spiegato che “alle persone che hanno chiesto accoglienza in Trentino, verificata l’impossibilità di ospitarle sul territorio provinciale, lo Stato ha deciso di proporre l’accoglienza in Sardegna”.

Così 125 richiedenti asilo hanno accettato la richiesta, altrettanti invece hanno rifiutato il trasferimento mentre un centinaio risultano irreperibili. “Dei 125 disponibili ad andare in Sardegna – si legge nella risposta all’interrogazione di Coppola – sono 50 quelli già sull’isola per essere accolti in modo adeguato. Purtroppo – prosegue la nota – al momento i posti disponibili sono ancora pochi ma le autorità competenti stanno facendo il possibile per trovare altre soluzioni, come in parte sta facendo la Provincia di Trento tenuto conto delle difficoltà logistico-organizzative”.

Eppure non va dimenticato che è stata la stessa Giunta leghista a decidere di smantellare il sistema di accoglienza del Trentino che in pochi anni era passato da 1.700 posti letto a soli 700, salvo poi dover correre ai ripari anche per far fronte all’arrivo dei profughi dall’Ucraina. Oggi, secondo la Pat, sarebbero circa 1.300 i posti disponibili (di cui circa 700 dedicati agli ucraini) mentre per gli esclusi da Piazza Dante si giustificano sottolineando che “programmare dei posti richiede tempo e disponibilità sia di strutture che di enti che le gestiscano, inoltre, tenere posti attivi in attesa di eventuali arrivi quando la tendenza dal 2017 a pochi mesi fa era in continuo e costante calo (30% annuo) comporta costi inutili”. Peccato che da tempo le associazioni e le stesse realtà che sul territorio si occupano di accoglienza avessero segnalato le criticità sul crescente numero di migranti costretti a vivere in strada.

Gli attivisti dell’Assemblea antirazzista, che il 2 dicembre hanno organizzato presidio sotto il Commissariato del Governo (assieme ad Anpi, sindacati e altre realtà), contestano sia la decisione di trasferire i migranti che il metodo “sbrigativo e per nulla trasparente”. “I diritti dei richiedenti asilo – denunciano gli attivisti – non sono stati rispettati, li hanno attirati in Questura con un messaggio ambiguo. Provincia e Commissariato considerano i richiedenti asilo come pacchi postali ma queste persone hanno dovuto trasferirsi dietro la minaccia di essere escluse completamente dall’accoglienza”.

Per gli attivisti si tratta di un out out inaccettabile, imposto a soggetti stremati da mesi di violenze e maltrattamenti subiti lungo la Rotta dei Balcani: “Centinaia di persone sono state ridotte alla stregua di merce da spostare da un posto all’altro, senza curarsi della loro umanità, della loro vita reale fatta di affetti, relazioni, possibilità di lavoro, condizioni di salute e progetti di vita”. Per questo è stata presentata una lettera aperta per chiedere che il Trentino sia effettivamente una terra di accoglienza.