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Tassa sugli extraprofitti, anche Intesa Sanpaolo non paga. Accantonerà 2,1 miliardi a riserva

MILANO – Anche Intesa Sanpaolo non pagherà la tassa sugli extraprofitti. Lo ha comunicato la banca con una nota in cui ha spiegato che, in luogo del pagamento, accantonerà 2,1 miliardi a riserva, come prevede la normativa. Ieri Unicredit aveva annunciato di volere effettuare la stessa scelta.

Nel suo comunicato Intesa sottolinea che l'imposta straordinaria calcolata sull'incremento del margine di interesse (la cosiddetta tassa extraprofitti), ammonta a circa 828 milioni euro per il gruppo e a circa 797 milioni euro per la capogruppo.

Il cda di Intesa Sanpaolo ha deliberato che proporrà all'assemblea, in sede di approvazione del bilancio d'esercizio 2023 e di destinazione dell'utile dell'esercizio e distribuzione agli azionisti del dividendo, di destinare a riserva non distribuibile un importo pari a circa 1,991 mld, corrispondente a 2,5 volte l'ammontare dell'imposta di circa 797 milioni, in luogo del versamento di tale imposta, avvalendosi dell'opzione prevista dal predetto provvedimento.

La capogruppo darà indicazione alle banche controllate interessate dal provvedimento (Fideuram, Intesa Sanpaolo private banking e Isybank) di adottare analogo orientamento, con una conseguente destinazione a riserva non distribuibile per il gruppo Intesa Sanpaolo pari a circa 2,069 miliardi euro, corrispondente a 2,5 volte l'ammontare dell'imposta di circa 828 mln.